venerdì 19 ottobre 2018

Anonimo 1985

Appunto n. 26


9 Settembre 1985
Alle ore 14 di Lunedì un escursionista in cerca di funghi, Luca Santucci, rinviene il cadavere di Jean Michel Kraveichvilj e dà l'allarme.

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11 Settembre 1985
Viene inviata alla stazione dei Carabinieri di San Casciano la seguente lettera anonima:

Vogliate al più presto interrogare il nostro concittadino Pacciani Pietro nato a Vicchio e residente nel nostro paese in Piazza del Popolo a Mercatale V.P. Questo individuo a detta di molta gente è stato in carcere per 15 anni per avere ammazzato la propria fidanzata; conosce 1000 mestieri, un uomo scaltro, furbo, "un contadino con le scarpe grosse e il cervello fine". Tiene sotto sequestro tutta la famiglia, la moglie grulla, le figliole non le fa mai uscire di casa, non hanno amicizie. 
Vogliate intervenire ed interrogare l'individuo e le figlie. E' un tiratore scelto.



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Gennaio 1993
TG2 Pegaso: Fatti & Opinioni
Ruggero Perugini, capo della SAM, intervistato da Michele Cucuzza:

"Per quanto riguarda il discorso della lettera anonima, di lettere anonime non soltanto in coincidenza coi delitti del mostro, ne sono arrivate in quantità impressionanti che noi abbiamo puntualmente registrato e verificato. Le maglie troppo larghe, le maglie troppo larghe, qualche volta è un’espressione assolutamente, assolutamente impropria, soprattutto quando si tratta di approfondire vicissitudini, vicende di persone che rientrano nel novero dei sospetti, che supera le decine di migliaia e quindi, necessariamente no, non è possibile se non si adotti quello che è un metodo di ricerca, io sono convinto che in un inchiesta, un’indagine come questa poggia su tre elementi fondamentali: un metodo, che sia un metodo specifico, preciso, appositivamente studiato per il tipo di fine che deve conseguire, per il tipo di panorama investigativo che si trova davanti. Una collaborazione più totale, diretta, di tutti coloro che possono essere in qualche modo d’aiuto. La terza cosa è la fatica. Vorrei aggiungere la fortuna, ma non ci possiamo fare affidamento."

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24 Maggio 1994
Processo Pacciani.
Rosario Bevacqua, avvocato difensore di Pietro Pacciani, AB.
Paolo Canessa, Pubblico Ministero, PM.
Enrico Ognibene, Presidente.
Ruggero Perugini a deporre, RP.

AB: Poi dice per indurre, chiedo scusa, per far sì che il Pubblico Ministero emetta la informazione di garanzia e lei si preoccupa, lo dice più volte in vari rapporti, state attenti Pacciani deve uscire, se esce è un problema, lo dice più volte, lo indica più volte, qua.
RP: Eh sì. Sì, perché...
AB: State attenti, non lo fate uscire, bisogna addirittura... misura di prevenzione... lei manda...
RP: No, io con la misura di prevenzione non ho nulla a che vedere.
AB: Sì vabbè, ma insomma manda tutta una serie di documenti, addirittura anche al dottor Margara il quale per la prima volta, in prima richiesta non lo fa uscire Pacciani. C'è tutti i documenti agli atti. Lei però in questo documento a pagina 4 del volume C, questo per ricordarlo al signor Pubblico Ministero, parla di una circostanza che secondo me è un po' forzata, mi scusi.
RP: A sua disposizione.
AB: Ecco.
RP: Per chiarimenti.
AB: Subito dopo l'omicidio dell'85, dunque: “E' il caso di far rilevare che l'alibi da lui fornito ai carabinieri di San Casciano che subito dopo l'omicidio dell'85 perquisiscono la sua abitazione di Piazza del Popolo, 7 in quanto in Mercatale, insieme ad una lettera anonima” una lettera anonima, “che lo indica quale responsabile del duplice omicidio dei due cittadini francesi”.
RP: Vuole leggermi testualmente quello che scrivo io?
AB: Guardi, glielo do, così...
RP: Ah, la ringrazio.
AB: Ecco. “Che lo indica quale responsabile del duplice omicidio dei due cittadini francesi”.
RP: Vediamo subito. Mi consenta eh...
AB: Vero?
RP: Sto cercando di...
AB: E' il suo o non è il suo?
RP: Sì è vero. E' vero. Sì, l'ho firmato io quindi l'ho detto io. No, in effetti la lettera anonima dice: “Vogliate”... Prendo atto. Ha ragione. In effetti la lettera anonima che ho detto prima... che ho detto prima oltretutto imprecisa come indicazione, se non vado errato, dice: “Vogliate al più presto interrogare il nostro concittadino” o qualcosa del genere, “perché è un tiratore scelto”...
AB: Trattava male le figlie.
RP: Tratta male le figlie sì, è un tiratore scelto, sì, eccetera, eccetera. E' vero.
AB: E non c’entra assolutamente nulla con i duplici omicidi che lei già attribuisce.
RP: Mi perdoni.
Presidente: Non è esatto avvocato.
AB: Come?
Presidente: Non è esatto.
PM: Signori, la lettera anonima...
Presidente: Pubblico Ministero, per favore parlo io. E' stata mandata in occasione del duplice omicidio, sembra che un collegamento ci sia.
AB: Sissignore, però la leggiamo.
Presidente: Sotto questo profilo e basta.
AB: Certo signor Presidente però la lettera anonima dice tutt'altra cosa. Loro ce l'hanno agli atti.
Presidente: Certo, certo, certo.
AB: E' qualcosa di completamente asettico.
PM: Agli atti no perché gli anonimi non si possono tenere.
AB: Non ce l'hanno agli atti? Allora gliela leggo io.
PM: No. Non la può leggere avvocato.
Presidente: L’abbiamo cassata. Comunque via, il contenuto lo sappiamo avvocato, su.
AB: Ooohh!
RP: Sì.
Presidente: Diciamo però che è stata mandata...
AB: E' stata mandata l’11-9-85
PM: Questo è...
AB: L’11-9-85 alla caserma dei Carabinieri.
Presidente: E l’omicidio dei francesi era avvenuto?
AB: E' dell’8-9-85
Presidente: Appunto, dicevo.
PM: Se non è collegato almeno temporalmente, non lo so...
AB: Ma si dice: vogliate interrogare perché tratta male questo, fa questo..!
Presidente: Vabbè.
AB: Però, chiedo scusa signor Presidente, siccome si inizia questa indagine con questa spinta, con questo suggerimento indagativo io voglio ricordare anche al signor "questore" Perugini...

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1996
Grazie a Michele Giuttari, viene scoperto l'autore della lettera anonima dell'85 che punta il dito su Pacciani.
E' stata scritta da un banchiere le cui iniziali sono F e D.



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4 Marzo 1998
Aldo Colao, avvocato di parte civile della famiglia Mainardi, intervistato da Barbara Vallini.
Su Radio Radicale è disponibile l'intervista completa.

(cut)
Ho parlato anche dei feticci che nel 1981 erano stati visti da cinque persone che a sorpresa erano arrivati a Montefiridolfi per prendere una casa in affitto di fronte a quella di Pacciani e trovarono, appena arrivati in un resede non esposto sulla pubblica via ma riservato, in un resede di cui in quel periodo poteva disporre soltanto Pacciani, attaccati a un filo, queste cinque persone videro delle cose raccapriccianti.
Pezzettini di pelle e di peli.
A quell'epoca queste persone, nel 1981 io ricordo che ci sono stati due duplici omicidi con escissione del pube di due ragazze.
Nel 1981, a quell'epoca queste persone rabbrividirono e basta, si schifarono.
Ma poi queste persone nel 1985 fecero, considerando che nel frattempo avevano visto il loro vicino Pacciani il comportamento che teneva con le figlie, che aveva un fucile, che addirittura si intendeva di accoppiamenti di serpenti e che spariva il Sabato e la Domenica e che non c'era mai.
E quindi quando ci fu il delitto dell'85, gli omicidi dell'85, queste persone sospettarono che potesse essere il Pacciani uno degli autori.
Ma era un sospetto.
Quindi uno di questi scrisse addirittura una lettera anonima.
Uno di questi scrisse una lettera anonima.
Dice "attenzione a Pacciani Pietro, io non ho elementi però andate a controllarlo."
E poi...
Ma perché furono spinti a scrivere questa lettera anonima?
Perché quei feticci tornarono a mente.
Queste cose orribili tornarono a mente.
Quindi loro fecero il collegamento che queste parti che avevano viste attaccate a un filo potessero essere quelle parti che erano state escisse alle povere ragazze.
Ragion per cui ho portato anche questo riscontro alla Corte, per dire che il Lotti non si poteva essere inventato che il Vanni gli aveva detto che questo medico andava dal Pacciani a ritirare i feticci e veniva pagato per questo.
Tanto più che queste persone sono state riscontrate dal dottor Giuttari.
Mi riservavo di portarle al processo contro Pacciani Pietro però l'uomo è morto. Ora dovrà rendere conto in altra sede, ben altra sede, dei misfatti.
E naturalmente non potrò più portare queste persone, però in questa udienza del processo Vanni, in un'udienza del processo Vanni, il dottor Giuttari capo della Squadra Mobile, proprio sottoposto ad esame da parte di questa Parte Civile ha confermato che queste persone, queste cinque persone videro quelle cose raccapriccianti, molto strane.
E quindi è entrato anche nel Processo Vanni il fatto dei feticci.
E' per questo che io ho portato questo riscontro alla Corte.
Così come ho portato alla Corte il riscontro di questo medico ginecologo, quello che poteva avere un rapporto sia con Pacciani che con l'Angiolina, con la moglie.
Collegando anche una strana aggressione che l'Angiolina subì ad opera di una signora in pelliccia, bionda con parrucca rossa, così io mi ricordo, che aveva appunto dei capelli rossi e che le fornì, dopo un breve ragionare e stare insieme all'Angiolina, quindi vuol dire che l'Angiolina conosceva questa signora altrimenti non la faceva entrare, le dette il tavour.
Al che l'Angiolina si ribellò e intervennero i carabinieri.
Quindi questo significa che una persona di un ceto sociale ben diverso da quello dell'Angiolina perché aveva la pelliccia appunto, quindi naturalmente questo mi dette lo spunto di pensare che poteva essere una persona collegata in un certo qual modo a chi ancora magari o ricattato oppure perché ricattato in passato per cui doveva continuare a dare il denaro ancora, forse, molto probabilmente poteva essere questo medico.
Non dimentichiamoci che a Pacciani sono stati trovati ben 157 milioni di cui un rotolino di 11 milioni sono stati trovati recentemente in occasione della sua morte.
Quindi è molto strano per uno che aveva una pensione di 650 mila lire al mese che a stento basta per mangiare e pagare le cose indispensabili.
Io ho collegato che questa signora potesse in qualche modo essere andata a cancellare qualche prova.
E allora tutte queste cose ho fornito alla Corte.
(incomprensibile)
Sono tutti elementi di valutazione tratti dalle carte processuali.
Dalla documentazione in atti e naturalmente anche da logiche interconnessione fra questi fatti.

*****

18 Agosto 2018
Aldo Colao, intervistato da Raffaella Calandra.
I Racconti di Storiacce, terza puntata.
Su Radio 24 è disponibile l'intervista completa.

Il Mostro in realtà era una figura piuttosto aleatoria.
Si parlava del medico.
Perché non dimentichiamoci che in questi processi (perché due sono stati i Processi, uno a Pacciani Pietro finito poi con la Sentenza di rinvio della Cassazione che aveva annullato l'Assoluzione nel Processo di Appello di Pietro Pacciani nel '96).
Gli investigatori era tanto che gli stavano dietro.
E in particolar modo il dottor Perugini.
E questo venne fuori da lettere anonime di un fiorentino che fra l'altro era un cassiere di banca che io ho conosciuto ed era mio cliente.
Il quale io non potetti portare, lui e altre tre persone, cioè lui, la moglie ed un'altra coppia di coniugi i quali addirittura stavano vicini di casa a Pacciani ed avevano visto, horribile dictu, i feticci stesi al sole su un filo.
Però in Corte di Appello non furono accettati perché ovviamente ci fu la seconda fase in cui il Pacciani venne assolto.
(cut)
Il cliente in pratica non aveva fatto, che ora è morto anche lui, purtroppo gli anni passano, aveva detto "controllate il Pacciani Pietro il quale fa delle sevizie alle figlie. Le sentiamo urlare. Ed è un personaggio che dice che non ha armi e invece viceversa l'ho visto uscire con il fucile, è un personaggio che fa il buono ma in realtà è una tigre in famiglia e poi abbiamo visto anche delle strane cose che c'hanno fatto schifo attaccate a un filo e dopo il duplice omicidio che c'era stato a Scopeti.
Quindi metteteci gli occhi addosso."
Di là poi, loro dissero che era stato uno screening... Gli investigatori, vabbè...
Però la verità fu questa.
Fu questa lettera di questo ex cassiere di banca il quale mise sulla pista del Pacciani per il modo come si comportava con le figlie.
Perché le figlie venivano violentate sistematicamente l'una e l'altra e io proprio le ho interrogate insieme a Canessa, al PM, e stentatamente venne fuori che per abituarle al sesso gli introduceva dei cetrioli, delle zucchine nelle parti intime affinché queste povere bimbe fossero abituate al sesso.

*****

Il quadro descritto dall'avvocato Colao è molto più ricco di quanto emerso ufficialmente al primo Processo Pacciani.
Gli accusatori dietro la lettera anonima dell'85 sono almeno quattro, le loro identità sono conosciute agli inquirenti tant'è che sono pure clienti dell'avvocato.
Nella lettera non vi è alcun riferimento alla visione dei feticci "esposti al sole".
Nelle due interviste vi sono delle incongruenze probabilmente dettate dai molti anni trascorsi (ben venti tra un'intervista e l'altra).
Viene anche ridimensionata l'utilità dell'incrocio dei dati con i super computer dell'allora Squadra Anti Mostro.
Come più volte visto durante questi processi, la chiusura del Pubblico Ministero Canessa verso le lettere anonime è totale.
Una scelta per molti condivisibile e dovuta, anche se esistono rare eccezioni e in un caso di questa portata sarebbe stato auspicabile chiarire fin da subito certi aspetti dell'indagine.
Perché alcune domande su questo vicino restano.
L'ultimo duplice omicidio avviene solo due giorni prima di questa lettera. In quarantotto ore gli inquirenti ricevono il nome di Pietro Pacciani.
Il "pistaggio" è velato ma la vicinanza con la morte dei francesi non lascia spazio ad interpretazioni diverse.
Se la visione di Pacciani con i feticci non è una suggestione maturata negli anni successivi ma realmente avvenuta, allora perché non inserirla nella lettera? Perché girarci intorno?
E quella sigla in fondo alla lettera, così riconoscibile, che scopo aveva?



Storiacce - Radio24 (terza puntata)
Avvocato Colao - intervista 4 Marzo 1998 (Radio Radicale)
Perugini al TG2 (Insufficienza Di Prove)
Processo Pacciani 24 Maggio 1994 (Insufficienza Di Prove)

lunedì 9 luglio 2018

Vicchio scena del crimine

Appunto n. 25

Continua l'approfondimento su Vicchio. Questo nuovo capitolo non sarà neanche l'ultimo, è intenzione di chi scrive continuare a sviscerare l'argomento fintanto non si arriverà ad identificare il cosiddetto "uomo di Vicchio".

In attesa di entrare in possesso dei documenti relativi al duplice omicidio del 29 Luglio 1984 ai danni di Pia Rontini e Claudio Stefanacci, propongo in questo articolo una ricostruzione di quanto emerso fino ad oggi sugli elaborati prodotti durante le indagini. 
Si tratta nello specifico del verbale della scena del crimine firmato dal PM e del corposo elaborato dei professori Maurri - Marini. A questi si aggiunge anche un ulteriore lavoro a firma Maurri le cui pagine infatti non corrispondono a quelle del precedente.
Vi prego di essere comprensivi per eventuali refusi, vi anticipo che rimetterò mano più volte a questo testo, in modo da renderlo il più completo e corretto possibile.

Verbale di ispezione a cura del Pubblico Ministero.

Effettuato sulla scena del crimine a partire dalle ore 05:30 del mattino.

Viene qui integrato con la deposizione di Giovanni Autorino del 2 Maggio 1994.

La località del rinvenimento è la Boschetta, a 5 chilometri e 400 partendo da Dicomano in direzione Vicchio, sulla sinistra.
La luce del sole illumina già perfettamente.
Si osserva che c'è un largo nella cui parte anteriore si riparte una stradina di una sessantina di metri, nella cui parte terminale è delimitata a destra e anteriormente da un terrapieno, caratterizzato da una rigogliosa vegetazione. Il lato sinistro è delimitato da uno sbarramento costituito da siepi e da cespugli di rovo.
L'autovettura, una Panda 30 di colore celeste, è parcheggiata con la parte posteriore quasi a ridosso del terrapieno che delimita anteriormente la stradina, mentre la parte anteriore è rivolta alla provinciale.

Si provvede innanzitutto a far isolare il luogo del ritrovamento, onde consentire l'ispezione, predisponendo tre transennamenti sul viottolo, partendo dalla strada provinciale fino all'autovettura.
La Polizia Scientifica effettua i rilievi con foto e provvede alle misurazioni.

Viene rinvenuto un bossolo fuori dall'auto, sullo sterrato, a 40 centimetri dalla ruota anteriore destra. Per chi osserva l'autovettura, arretrando verso lo sportello. Quasi perpendicolarmente al basamento dell'auto.

La Panda presentava lo sportello destro chiuso, ma senza la sicura innestata, mentre lo sportello sinistro e il portellone posteriore erano l'uno chiuso con la sicura e l'altro chiuso a chiave.
Lo sportello destro aveva il finestrino completamente frantumato. Residuavano ancora frammenti di vetro nella guida laterale destra per chi osserva, qualche residuo nella canaletta inferiore e nello spigolo inferiore sinistro. Qualche frammento di vetro stazionava a terra, proprio all'esterno, nella parte sottostante lo sportello.
La maggior parte dei vetri, invece, erano all'interno dell'auto.
Il vetro del finestrino sinistro era abbassato di otto centimetri.

In prossimità dello sportello destro si evidenziavano alcune cose, partendo dal basso verso l'alto.
Nel predellino, cioè quella striscia che corre sotto lo sportello, nella parte mediana, si vede una macchia di sostanza ematica a superficie striata verticalmente, dalla quale sono colate alcune gocciolature che hanno imbrattato un fazzoletto di carta e alcuni fili d'erba che lì erano.
Passando più sopra noi notiamo che la fascia paracolpi di plastica di colore nero, che all'atto del sopralluogo era uniformemente ricoperta da una polverulenza bianca, probabile polvere di campagna dato il periodo estivo. Si notava sul terzo medio e parte sul terzo sinistro, due aloni di forma semicircolare che avevano una base di dieci centimetri e un'altezza di sei centimetri.
L'altezza da sotto l'arco della semicircolarità, a finire sullo sterrato sottostante, era di 60 centimetri.
In prossimità della canaletta dove corre il vetro, nella parte mediana, (forse) a 25 centimetri dal bordo sinistro, si apprezza una macchia di sangue.

Si provvede quindi a rilevare eventuali impronte latenti, al fine di non far sì che qualcuno potesse apporre una mano involontariamente.
Vengono cosparse con polveri esaltatrici le superfici utili e nella parte superiore dello sportello destro, la cornice, si sono evidenziate due serie di frammenti di impronte, tre più due. Purtroppo non si riveleranno utili per il confronto.

A questo punto viene aperta l'autovettura.
L'aletta parasole sinistra era abbassata.
I due sedili anteriori in stoffa erano ribaltati verso il cruscotto.
I frammenti di vetro erano sia sui tappetini anteriori e in quantità maggiore anche su quelli posteriori. Alcuni di essi si rinvennero imbrattati di sostanza ematica.
Un'altra macchia di sostanza ematica viene rinvenuta sulla bordatura che sta sotto lo sportello, sempre destro, in corrispondenza di quelle precedentemente citate.
Sul posto il medico legale nota che queste hanno una configurazione triangolare, unite da un istmo, sempre ematico, e sono contornate da micro gocciolature.

Sempre sullo sportello, all'altezza del pulsante di chiusura, si apprezza una striatura ad andamento semicircolare verso l'alto che parte lineare per arrivare, nella parte terminale superiore, come sbavatura.
A cinque o sei centimetri al di sotto di questa macchia ematica, vi è un'altra blanda apposizione ematica che trattiene delle formazioni pilifere, all'apparenza di colore nera, forse perché imbrattati.
Il medico legale sul posto è il dottor Marini, che ha provveduto non solo a repertare tutte le macchie di sangue, ma a identificarne i gruppi di provenienza, così come per i gruppi dei ragazzi.

Sotto il sedile anteriore destro, erano riposti un paio di pantaloni jeans di colore blu, una borsa da donna e un paio di scarpe simili alle Espadrillas, di colore rosso.
Sotto il sedile sinistro, lato guida, un paio di scarpe ginniche di color bianco a chiusura ermetica.

I ragazzi erano entrambi scalzi e non indossavano i pantaloni.

Sia il sedile che la spalliera posteriore sono stati tolti dalla loro naturale sede, chiusi a libretto e appoggiati lungo la paratia sinistra, in modo da far sì che il pianale fosse più grande. Proprio su quel pianale si trova il cadavere del ragazzo.
Sotto questo sedile e spalliera si trova un pantalone di colore verde, tipo militare, maculato di sostanza ematica, e una coperta.
All'interno delle pieghe della coperta vi è un contenitore di profilattici vuoto e un orologio di metallo bianco funzionante.
La superficie della spalliera che era addossata alla paratia è imbrattata di sostanza ematica con configurazione a rigagnoli, oltre ad un'altra sostanza organica che apparentemente sembrava vomito.

Il cadavere del ragazzo poggiava sul fianco sinistro, con la regione parietale addossata al portellone posteriore, e poggiava inoltre con la regione zigomatica e temporale sinistra.
Gli arti superiori li abbiamo rinvenuti abdotti, cioè più avvicinati al corpo, e piegati sotto il tronco.
Aderiva inoltre con l'anca sinistra, mentre gli arti inferiori assumevano quasi una figura fetale, perché erano flessi verso l'alto ed erano sovrapposti.
Sporgevano all'esterno soltanto i piedi.
Il ragazzo indossava una maglina di colore bianca a righe, un paio di slip e un paio di calzini tipo sportivo bianchi.
Tutti questi indumenti si rinvennero intrisi di sangue, con più accentuazione per gli slip e per la maglina.
La superficie corporea del ragazzo era ricoperta da una patina di sostanza ematica, tanto che si ovviò nel cercare di documentare accuratamente le eventuali soluzioni di continuo che potesse avere, perché era già intervenuto il "rigor mortis".
Altre configurazioni di sangue le rinveniamo sul lunotto destro posteriore. Queste assumono una configurazione a costellazione e sono di tipo puntiforme.
All'interno dell'autovettura, sui vetri, sul piancito posteriore, rinvenimmo anche una torcia elettrica di colore blu, la quale presentava delle macchie di sangue.

Questa torcia risulta essere funzionante, ma al momento del ritrovamento è spenta.

All'esterno.
Lo sbarramento del lato sinistro della stradina, costituito da cespugli e altro all'altezza della parte posteriore destra dell'auto, si diradava.
Si nota che l'erba era calpestata e i cespugli presentavano un abbassamento verso il campo che da lì si estendeva.
Oltrepassata questa barriera che delimitava il lato sinistro, viene rinvenuto il corpo della ragazza.

Prendendo come punto di riferimento la cicatrice ombelicale e il centro del tetto dell'autovettura, viene misurato che la ragazza si trovava a 7 metri da essa, nuda.
La posizione era supina, la testa era ruotata a sinistra.
L'arto superiore destro si trovava disteso e in linea con la spalla e la mano stringeva alcuni indumenti intimi intrisi di sangue.
Il sinistro era abdotto, piegato ad angolo acuto e ruotato verso l'alto. Aveva un orologio di metallo bianco ed era spezzato in prossimità della chiusura.
Il bacino, la schiena, aderivano al sottostante terreno e gli arti inferiori erano divaricati e distesi.

Le lesioni da arma da taglio vengono individuate sulla regione anteriore del collo, quasi a scala e in diagonale.
Le lesioni da arma da fuoco, apparentemente sulla regione zigomatica destra e una sul braccio sinistro all'altezza del gomito.

Una volta rigirato il corpo si nota che le regioni scapolari, sottoscapolari, lombari e i glutei e le cosce presentavano delle ecchimosi da probabile trascinamento. Graffi che assumono varie direzionalità.
Sulla regione lombare sinistra si apprezza un'altra soluzione da arma da fuoco.

Gli oggetti ornamentali: ai lobi aveva degli orecchini di metallo giallo; aveva degli anelli all'anulare e al medio (destro o sinistro?); una catenina spezzata nella parte anteriore; un braccialetto.


Le mutilazioni hanno interessato il seno sinistro e la regione pubica. Apparentemente sembrano prodotte da uno strumento molto affilato perché i lembi non si presentano frastagliati ma netti, sia al seno che al pube, dove penetrano in cavità.




***

DIDASCALIE:

"Rilievo numero 1: insieme dell'autovettura vista anteriormente. La freccia numero 2 indica il punto ove è stato rinvenuto il bossolo "Z".
Questa è la parte terminale del viottolo. Sulla sinistra è lo sbarramento che delimita il lato sinistro, e il terrapieno è ricoperto da abbondante vegetazione.  


"Rilievo numero 2: altro insieme dell'autovettura, per evidenziare i sedili ribaltati e l'aletta parasole sinistra abbassata." 

"Rilievo numero 3: particolare del bossolo "Z" di cui al rilievo numero 1."


"Rilievo numero 4: l'autovettura vista dal terrapieno. La freccia numero 3 indica il punto ove è stato rinvenuto il cadavere della Rontini; il tratteggio verde indica il piccolo sentiero che va dall'autovettura al campo."


"Rilievo numero 5: insieme dell'autovettura vista dalla sua destra."


"Rilievo numero 6: insieme dello sportello destro. La freccia numero 1 indica la macchia di sostanza ematica a superficie striata; la numero 2 le due macchie lasciate per asportazione di polvere; la numero 3 una goccia di sangue coagulata. Le frecce A e B il punto ove sono state evidenziate due serie di impronte digitali."


"Rilievo numero 7: particolare della parte mediana dello sportello destro, ove si notano due aloni derivati da asportazione di polvere."


"Rilievo numero 8: insieme della metà anteriore interna dell'autovettura. Si può intravedere sotto il sedile destro il pantalone." 


"Rilievo numero 9: altro insieme, come il precedente, per evidenziare la parte retrostante i sedili anteriori. Sul tappetino posteriore destro si nota una piccola torcia a pile. Le lettere "O", "T", "S" indicano il punto ove sono stati rinvenuti numero 3 bossoli calibro 22." 


I bossoli, lato interno, sono indicati con le lettere "O", "R", "S" e "T".
"O" è posizionato in prossimità della borsa, sotto il sedile anteriore destro.
"R" si trova nel binario di scorrimento del sedile sinistro, lato esterno, porzione terminale posteriore.
"S" e "T" si trovano a ridosso dello sportello sinistro.
Un quinto bossolo è all'esterno.

"Rilievo numero 10: particolare dei bossoli "S", "T""

"Rilievo numero 11: particolare del bossolo "R"sulla guida del sedile anteriore sinistro".  


"Rilievo numero 12: particolare della macchia di sostanza ematica a superficie striata; nella parte sottostante si notano alcuni peli di colore nero".


"Rilievo numero 13: insieme del cadavere dello Stefanacci visto dallo sportello destro. Sulla coscia destra faccia esterna si nota una strisciata di sostanza ematica. Altre macchie sono sulla superficie della spalliera a destra della foto".  


"Rilievo numero 14: altro insieme del cadavere visto dallo sportello sinistro".

La posizione fetale del ragazzo, molto rannicchiato, e come è stato spostato il sedile.

"Rilievo numero 15: insieme del cadavere della Rontini. Trattenuti nella mano destra alcuni indumenti intimi, intrisi di sangue".

"Rilievo numero 16: particolare del volto, con riferimento all'asportazione della mammella sinistra".


"Rilievo numero 17: i due adesivi "A" e "B" con frammenti di impronte asportate dal montante superiore dello sportello destro. Gli stessi - al 18 - fotografati a grandezza naturale ed invertiti - al 19 – di posto e di colore per eventuali confronti".  


"Rilievo numero 20: particolare dei fondelli dei 5 bossoli repertati fotografati a grandezza naturale e in rapporto di 2 a 1 per meglio evidenziare le tracce".

Le tracce in riferimento specialmente alla percussione.

"Rilievo numero 1: particolare della parte interna dello sportello".
All'interno vi poggiava un giornale, "La Gazzetta dello Sport", che presentava una macchia su una delle pagine.
Sotto vi era un coltello da cucina con filo seghettato che presentava anche degli imbrattamenti.
Sotto l'alloggiamento viene trovata la linguetta di una lattina.

"Rilievo numero 2: particolare del coltello rinvenuto nel portaoggetti di cui al rilievo precedente".
Si vedono degli imbrattamenti di sostanza che però non risulterà ematica.

"Particolare di due macchie di sangue di forma ovoidale e di alcuni schizzi sulla parte mediana della sottoporta destra".  

"Rilievo numero 5: particolare di alcuni schizzi di sangue sul vetro laterale posteriore destro e di alcune striature sulla superficie metallica circostante".  

"Rilievo numero 6: particolare della parte terminale dei pantaloni, di colore verde militare, sul pianale posteriore dell'auto, sotto il sedile posteriore."


"Rilievo numero 7: particolare dei pantaloni di cui al rilievo precedente".


"Rilievo numero 8: particolare del foro da colpo di arma da fuoco sulla tasca posteriore del pantalone di cui al rilievo precedente".  

"Rilievo numero 9: particolare dei pantaloni jeans di colore blu fotografati in questi laboratori per evidenziare le chiazze di sangue sulla parte posteriore".  


"Rilievo numero 10: particolare del portafoglio".  


Da qui in poi mancano le didascalie che vengono successivamente inserite a mano.

"Idem di cui rilievo numero 6 per il terreno adiacente all'auto".  
Il bossolo vicino alla macchina e la macchia a superficie striata.
Particolare della torcia per evidenziare le maculazioni di sostanza ematica.
Diversi vetri.
I bossoli "T" ed "S".

"Idem di cui al rilievo 11 per il bossolo "R"".

"Di cui al rilievo numero 12 per le tracce ematiche e i peli".  


"Idem di cui al rilievo 14".  


*******

Vari spunti emergono in dibattimento.
L'avvocato della difesa Rosario Bevacqua riporta che gli agenti della Scientifica nel loro verbale riferiscono che furono rinvenuti diversi oggetti.
Una borsa in pelle marrone della Rontini contenente i suoi documenti, banconote da 10.000 italiane, tre banconote di valute straniera, un pezzo da 100 e uno da 50.
Un orologio da uomo in metallo.Un portafoglio dello Stefanacci, trapassato da un proiettile, con dentro denaro contante per la somma complessiva di 47.000 lire.

Viene effettuato il rilievo di aloni di forma semicircolare dal diametro di 10 per 6 e derivati da asportazione di polvere, distanti dal suolo circa 60 centimetri, sulla parte destra del fascione paracolpi della carrozzeria. Impronte lasciate forse da qualcuno che ha aperto lo sportello, qualcuno che si è appoggiato.
Potevano essere opera dell'assassino oppure essere pregressi al fatto.

Viene effettuata una ricerca al fine di rinvenire eventuali impronte plantari, ma non ne vengono rinvenute.

Le chiavi di casa della Rontini sembrerebbero essere state sottratte (da verificare).
Non si ha notizia circa la custodia vuota degli occhiali dello Stefanacci di cui parlarono anche al telegiornale.
La collanina rotta indossata dalla Rontini non è chiaro se è stata restituita dagli uffici di Medicina Legale.
Non si sa se la notte del delitto era stata attivata la grande croce luminosa di Monte Senario.
Non si hanno notizie in merito alla rumorosità del luogo, nello specifico rumori causati dalla pompa che adduceva l'acqua della Sieve fino alla fattoria "Il Forteto".

*******

Ad integrare gli elaborati, estratti dalle deposizioni di Mauro Maurri e Giovanni Marello del 6 Novembre 1997.

Introduzione di Marello:
"Come negli altri casi che precedettero questo evento delittuoso, la prima vittima della violenza omicida fu il ragazzo e successivamente la donna.
Anche in questo caso perciò abbiamo i primi colpi esplosi nei confronti del giovane - e questo è dimostrativo del fatto che uno dei proiettili che raggiunsero il giovane fu quello che verosimilmente infranse anche il vetro dell'autovettura e conseguentemente si ridusse la forza vitrea del proiettile stesso - e poi successivamente l'aggressore si interessò della donna.
Anche in questo caso abbiamo una serie di lesioni molteplici caratterizzate sia da dei colpi di arma da fuoco esplosi nei confronti della donna e delle ferite da punta e taglio nonché delle ferite da taglio.
Per quanto riguarda i colpi esplosi nei confronti della donna possiamo evidenziare un paio di colpi: uno che attraversa l'avambraccio e uno - quello mortale poi - che entrando dalla guancia destra della ragazza, percorre praticamente la parte bassa della scatola cranica per andare poi a innicchiarsi a livello della sede occipitale.
Questo colpo, che poi risulterà essere il colpo mortale, non è stato immediatamente mortale.
Ha portato indubbiamente a una situazione comatosa susseguente all'evento lesivo, ma ciò ha consentito una certa sopravvivenza della ragazza che è stata a questo punto attinta da altri colpi, a livello del collo: precisamente due ferite da punta e taglio, che hanno tutte le caratteristiche delle ferite vitali e conseguentemente sicuramente inferte in vita.
La morte non era ancora sopraggiunta, in maniera precisa.
A questo punto, la ragazza che si trovava ancora all'interno dell'autovettura nel momento in cui furono inferte le coltellate a livello del collo, e questo lo deduciamo da altri reperti accessori, in particolare dal sangue che ritroviamo sull'arto inferiore della ragazza.
Sangue che è determinato a livello della coscia, faccia superiore, dalla gocciolatura del sangue dalle ferite del collo.
Le ferite da taglio al collo sono inferte ancora durante la vita.
Il cuore continua a battere e conseguentemente pulsando riesce a spingere con violenza il sangue al di fuori delle ferite.
Il fatto che le ferite al collo siano vitali sono determinate da tutta una serie di elementi medico-legali che vanno dall'infiltrazione ematica della ferita e anche dai controlli istopatologici che sono poi stati effettuati sulle stesse da parte del collegio peritale.
Successivamente a questo ferimento la Rontini venne estratta dall'autovettura e venne trascinata all'esterno per circa 7 metri.
Durante il trascinamento, le lesioni che si produssero a seguito del terreno sconnesso e dei rovi che erano presenti, furono praticamente lesioni da graffio lungo tutta la faccia posteriore del corpo della donna. In particolare lungo il terzo superiore della coscia, faccia glutea, dorso. Non a livello del cuoio capelluto sia perché in parte protetto dai capelli, e in parte protetto anche dai vestiti che erano nel frattempo risaliti a seguito dello strisciamento.
Tant'è vero che si sono ritrovate delle foglie e del terreno che sono andati ad infiltrarsi fra il corpo ed i vestiti stessi.
Queste ferite, questi graffi che noi troviamo sulla parte posteriore del corpo della Rontini, sono indicativi di un trascinamento ormai in fase di limine vitae, o addirittura mortale.
Quando la donna viene sottoposta alle ulteriori mutilazioni, abbiamo delle ferite sicuramente post-mortali.
(cut)
Se però noi andiamo a vedere a livello delle gambe, cioè a livello delle caviglie, dove la ragazza fu afferrata, vi erano due zone ecchimotiche che all'incisione evidenziavano uno stravaso emorragico. Ciò significa che lì la ragazza fu violentemente afferrata e trascinata.
Nel momento in cui fu afferrata la ragazza era ancora viva. Dal punto di vista cardiaco, ovviamente. Dal punto di vista della funzione della circolazione ematica.
(cut)"

Maurri sul ragazzo:
"Il particolare del vetro della portiera di sinistra, infranto, opposto a quello di guida.
Un frammento di questo vetro è penetrato col proiettile nel corpo del ragazzo. E' chiaro che le ferite da arma da fuoco hanno preceduto le ferite da arma bianca.
(cut)
Numerose lesioni (sono dieci).
La prima di queste a livello ascellare anteriore, che però non penetra, (incomprensibile), con infiltrazione ematica.
Un'altra, con modesta infiltrazione all'ipocondrio sinistro, cioè grossomodo alla regione della milza, diretta anche questa verso l'altro...
A livello del fianco sinistro, altra lesione sempre con interessamento degli spazi interscostali, da dietro in avanti (?)...
Perfora i muscoli...
(cut)
Per quel che riguarda il tronco, fino alla lettera "L"...
(cut)
Alcune di queste, stando almeno alla descrizione macroscopica, hanno carattere di vitalità.
Cioè c'è ancora quel residuo di circolazione sanguigna che ci fa pensare che il soggetto, nonostante fosse gravemente ferito, non fosse ancora morto.
Danno l'impressione di una finalità. Cioè quella di compiere l'azione definitiva che invece i colpi di arma da fuoco avevano compiuto solo fino ad un certo punto."

Marello:
"C'è stata ovviamente un'azione combinata e che il ragazzo fosse ancora in vita è evidente dal fatto che praticamente ha compiuto dei movimenti finalistici quando si è reclinato lateralmente per vomitare all'interno dell'autovettura e quando praticamente ha offerto la schiena poi all'aggressore.
E questo è un altro elemento che ci permette di vedere come la vita non avesse ancora abbandonato il soggetto."

I colpi di arma da fuoco sono tre: uno all'orecchio sinistro, uno a livello dell'ipocondrio e infine un terzo a livello della regione clavicolare.
Tutti abbastanza alti.
Il colpo che è passato attraverso il vetro non è penetrato in profondità.
Si può dedurre che i colpi di arma da taglio sono successivi a quelli di arma da fuoco.

Marello:
"Riguardo alle lesioni di arma bianca, dobbiamo considerare che queste non hanno dei caratteri distintivi peculiari del tipo di arma.
La cosa che possiamo affermare con certezza è che quando l'arma è stata utilizzata nel senso del punta e taglio, si può notare una regione più larga che è determinata dalla costa dell'arma. Perché l'arma è praticamente a sezione triangolare, una parte affilata e la parte della costa invece, essendo più larga dà un segno ben preciso che si vede a livello della ferita.
Quando poi invece si utilizza l'arma come tagliente, per il caso delle escissioni, è chiaro che qualsiasi tipo di tagliente ha le stesse identiche caratteristiche.
Per cui verosimilmente si può parlare di utilizzazione di un'arma unica perché non vi è motivo di ritenere di dover fare il cambio del coltello a metà di un'opera, però non abbiamo delle indicazioni precise relativamente a questo tipo di possibilità in quanto il tagliente produce sempre una lesione da taglio e la ferita, invece, da punta e taglio, assume una serie di caratteristiche relative al tipo di arma e in questo caso possiamo dire arma dotata di una costa. E non perciò un doppio tagliente, un monotagliente, o un bi-tagliente, o un tri-tagliente e nient'altro."
E' possibile che a trascinare la ragazza siano stati più soggetti?
"La cosa che possiamo dire è che c'erano questi stravasi ematici al di sotto della cute, per cui è un afferramento di una certa violenza. Però non possiamo parlare di estensione. Nel senso se erano due mani affiancate o una singola mano che ha afferrato la caviglia della donna. Questo non è possibile dirlo.
Uno era a livello della sura, perciò un pochettino più in su a livello del polpaccio, come afferramento, e uno invece più decentrato, cioè più distale.
Non sono alla stessa identica altezza.
Però la cosa che possiamo dire è che sicuramente la ragazza appoggiava per terra tutta la parte del dorso, i glutei e il terzo superiore della coscia.
Perciò da un certo punto in su queste gambe erano alzate, gli arti inferiori erano sollevati.
O una persona al centro, trascinando i due arti. O due persone, lateralmente agli arti, una per arto. Possono essere ipotesi altrettanto valide."




***

Ispezione cadaveri autoptica depositata il 30 Agosto 1984 dal professor Maurri:

Pagina 26
Riguardo al tipo di arma utilizzata per le escissioni.
La zona di seno escissa aveva un diametro di 17 o 18 centimetri, un seno quindi di dimensioni piuttosto grosse.
Contrariamente a quanto avverrà sul seno della ragazza francese nel 1985, dove si troveranno piccole lesioni parallele tra loro e quasi trasversali, qui ce n'è una serie su una unica linea longitudinale.
Quindi potrebbe ammettere solo l'azione di una costola lievemente ziglinata, non ripetuta, unica e in senso longitudinale.

Pagina 29
"All'esterno della cruentazione provocata dall'asportazione mammaria, in corrispondenza dell'arco di cerchio compreso tra le 3 e le 5, ci sono sette soluzioni di continuo della cute e del sotto cutaneo longitudinali, di cui le prime sei sono disposte su una stessa linea longitudinale della lunghezza complessiva di 8 centimetri.
Di questi 8 centimetri nel cerchio (?) inferiore sono state raggruppate 5 delle 7 ferite.
La settima soluzione di continuo è di circa 1 centimetro.
Tali soluzioni di continuo sono superficiali e perforano."

***

Elaborato dell'Istituto di Medicina Legale depositato nel 1984 dai professori Maurri e Marini:

Pagina 6
"E' probabile che, come del resto si suppone sia accaduto con lo Stefanacci, la ragazza, sorpresa dal rumore, dalla luce, dalla rottura del vetro della portiera di destra, si sia istintivamente sollevata a sedere, offrendo così con nettezza ancora maggiore a bersaglio della faccia dell'arma omicida."

Pagina 21
"I colpi in questione sono sei e di essi cinque hanno raggiunto i bersagli umani ed uno ha invece perforato l'indumento del ragazzo andando con molta probabilità..." a perforare il portafoglio.
Il ragazzo ha vomitato, forse per la paura, per il dolore o per le contrazioni agoniche o pre-agoniche a seguito dei colpi ricevuti.

Pagina 26
"Lo slip presenta una lacerazione sul davanti, a sinistra, vicino all'elastico del bordo, che è a tutto spessore, a forma lineare lievemente ad occhiello, obliqua dall'alto in basso" eccetera.
"Questa soluzione di continuo si osserva anche a tutto spessore sul pezzo di carta biancastra che era stato collocato all'interno dello slip."
Si trova anche un altro fazzoletto imbrattato di sangue, riportato a pagina 2 del verbale di sopralluogo e riportato qui ad inizio articolo.

Pagina 27
"Indumenti rinvenuti in macchina."
Didascalia foto: "particolare della parte terminale dei pantaloni di colore verde militare."
Dal sedile sporge la stoffa di tipo militare verdastro dei pantaloni.
"A livello dei pantaloni si osservano numerosi imbrattamenti, tutti verosimilmente originali, diffusi in particolare per estensione alla faccia anteriore gambule sinistro."
Per tutta la coscia fino al ginocchio, alla zona della cerniera, sul gambule destro anteriormente, sopra e sotto il ginocchio ed alla regione della tasca laterale destra.
"Imbrattamenti di minore entità ed estensione sempre molto verosimilmente di origine ematica sono presenti anche nella faccia latero superiore del gambule destro in corrispondenza della coscia e sul davanti del gambule sinistro in basso."
"Sono chiazze poligonali per lo più tenue regolarmente distribuite anche le molteplici spiegazzamenti dell'indumento sì che le chiazze stesse si trovano sulle creste ma non sul fondo delle pieghe che l'indumento ha fatto."

Pagina 31
"Sulla regione posteriore destra, proprio al centro della tasca e poi sulla fodera posteriore e sulla fodera anteriore della stessa tasca, ci sono altri tre fori oltre quello del tramite del proiettile. Numerazione dall'11 al 13.
Piccoli, regolari, con margini sfrangiati come il precedente."

Pagina 33
"In definitiva si tratta sicuramente delle perforazioni da parte di un proiettile da arma da fuoco che può aver determinato esso tutti i fori, compresi quelli del portafoglio e del suo contenuto."
L'ipotesi alternativa ma meno sostenibile della prima è che sono due i colpi che attingono i pantaloni e non uno solo.

Pagina 41
Reggiseno e blusa (camicetta in stile indiano) impigliati alla mano della ragazza.
"Si ribadisce che il reggiseno non è slacciato, che sono integre le fibbie e gli anellini e gli spallini e che non vi sono lacerazioni di sorta."
"L'indumento è completamente intriso di sangue."
Non è chiaro se dice "completamente" o "contrariamente", ma in altre udienze dei processi viene riportato come imbrattato di sangue. Chi scrive si ricorda diversamente dalle foto ma in attesa di ulteriori verifiche prendiamo per buono l'imbrattamento.

Pagina 42
I pantaloni della ragazza.

Pagina 45
Capitolo intitolato: "eventuale sopravvivenza e possibilità di movimenti coordinati e finalistici della ragazza".
"Se ne deve dedurre quindi che già il colpo d'arma da fuoco alle strutture craniche encefaliche ha sicuramente determinato una immediata, profonda perdita di coscienza e della mutilità volontaria, rivelatasi purtroppo irreversibile."
"Non ha potuto muoversi nemmeno minimamente, con assoluta impossibilità di compiere atti coordinati e finalistici."

Pagina 55

"Il colpo d'arma da fuoco, penetrando dalla guancia nella cavità cranica, ha provocato la frattura del tetto di entrambe le orbite ed inoltre l'asportazione di un tratto del corpo dello stenoide, cosicché la base cranica è risultata comunicante con le cavità nasali e con il cavo orale. Il sangue proveniente dal tramite osseo e cranico è defluito quindi in quantità notevole nei cavi suddetti, favorito anche dalla gravità, riversandosi successivamente in parte minore all'interno dell'albero bronchiale nella quasi totalità dello sterno."

Pagina ???

"Subito dopo fu raggiunta da alcuni colpi di arma bianca al collo allorché essa è sicuramente priva di coscienza."

Pagina 59

"Eventuale sopravvivenza e possibilità di movimenti coordinati finalistici della ragazza dopo il colpo di arma da fuoco alla testa".
"Sul cadavere non ci sono segni che indichino la comparsa di morte immediata”.
"Al contrario, ci sono segni indicativi di una certa sopravvivenza che come abbiamo già detto sono rappresentati dall'edema polmonare".
"Per quanto riguarda il carattere delle lesioni da arma bianca al collo della ragazza si può conclusivamente dire che se sono molto più probabilmente inferte in vita che in morte inferte in vita che non in morte. Ciò perché lo stravaso ematico lungo il tramite, lungo alcuni dei muscoli della regione latero cervicale sinistra è stato abbondante".
"La ragazza gemeva e l'autore ha usato il coltello per farla smettere di gemere. Perché poi ha dovuto fare le escissioni". Quest'ultima frase non è chiaro se viene letta o se è, più probabilmente, il pensiero di chi stava parlando in aula.

Pagina 76
"Se si assume - come è probabile - che i due fidanzati, immediatamente prima di essere fatti bersaglio dei colpi di pistola, fossero semi sdraiati sui sedili posteriori della macchina, e se si assume anche - come logica vuole - che essi si siano resi conto del pericolo incombente, forse per rumori in tutta vicinanza della macchina o per l'abbagliamento provocato da una lampada elettrica..." 

Pagina 102

Capitolo intitolato "come e quando sono stati rimossi gli abiti dal corpo della ragazza".
Il reggipetto e la blusa sono "trattenuti all'altezza del polso e della mano destra."
Si ipotizza che per liberare il seno della ragazza per effettuare quell'escissione, il vestiario è stato fatto passare attraverso un braccio, dalla testa, ed è rimasto nell'altro braccio, in un movimento di svestizione.

Pagina 112
"Spruzzi di sangue."

Pagina 142
Viene analizzato il contenuto vaginale ma non vengono rilevate tracce di sperma.
Da parte dei due esperti, la ricerca viene effettuata solo e unicamente sui cadaveri.


Questo è quanto sono riuscito a raccogliere finora sui documenti di Vicchio, ancora noiosamente inediti per noi studiosi del caso. Invito a ritornare a leggere questo appunto ogni volta che lo riterrete utile per i vostri approfondimenti perché è molto probabile che continuerò a modificarlo e migliorarlo.



Giovanni Autorino deposizione del 2 Maggio 1994 (Insufficienza Di Prove)


sabato 19 maggio 2018

dopo Vicchio

Appunto n. 24

Proseguiamo con l'analisi dei fatti di cronaca e delle testimonianze attorno al delitto Rontini - Stefanacci del 29 Luglio 1984 spostandoci stavolta ai giorni immediatamente successivi.
E' trascorsa soltanto una settimana quando su L'Unità compare un'interessante intervista a un noto psichiatra che ipotizza la possibile malattia del Mostro e si lascia andare ad alcune considerazioni che vale la pena leggere.


L'Unità
5 AGOSTO 1984

Intervista allo psichiatra Pancheri sulla personalità dell'ignoto maniaco
"Il mostro di Firenze non ricorda quello che ha fatto"
Probabilmente colpisce dopo aver collezionato l'ennesima frustrazione sessuale

ROMA - Sono ormai tanti anni che il cosiddetto "mostro" di Firenze colpisce, e tutti concordano nel ritenere che l'assassino sia un malato psichico. Ma secondo lei, professor Pancheri, può una malattia del genere durate inalterata per tanto tempo? O si deve prevedere che essa conosca un'evoluzione, e che prenderà presto una piega piuttosto che un'altra?
"Dipende dall'età, a mio parere" dice il professor Paolo Pancheri, direttore della quinta clinica psichiatrica all'Università di Roma. E' a casa, vi trascorre una parte delle ferie:
"Roma - spiega - è quanto mai piacevole in queste settimane".
In altri periodi dell'anno il professore sceglie invece, per le ferie e un vero riposo, la sua stanza abituale in un efficientissimo albergo di Nuova York; lo rasserena quando è là, e lo rinfranca, constatare in ogni momento che ogni cosa funziona alla perfezione.
"Ma torniamo al nostro malato, mi fa piacere parlarne con lei perché questo mi dà modo di sviluppare pensieri sui quali nei giorni scorsi, leggendo i giornali, mi ero già soffermato.
Se il male dell'autore degli omicidi di Firenze si è sviluppato quando aveva vent'anni, oggi è da credere che esso persista affatto inalterato."
- L'omicida quindi può continuare a colpire come ha già colpito.
"Se invece la malattia è insorta quando aveva ormai quaranta, quarantacinque anni, sarà da credere che essa sia prossima a invecchiare, così come invecchia la persona. La mia idea però è che il nostro malato abbia cominciato a colpire quand'era abbastanza giovane."

PROFILO CLINICO
- Si può tentare di tracciarne un profilo clinico? Lo scopo è sempre, naturalmente, quello di trovare il modo di prevedere il suo comportamento.
"E' difficile, stando a quanto si riesce a sapere di lui dai giornali. Noi non conosciamo il paziente, e quindi bisogna fare appello all'immaginazione per tentare di descrivere questo eventuale comportamento: ma sarebbe assai utile se si cominciasse a raccogliere in un calcolatore tutte le particolarità del comportamento di malati di questo genere, nel nostro e in altri paesi. Intanto direi che, clinicamente, qui non abbiamo a che fare con un paranoico: quest'ultimo vive in un proprio delirio, si ritiene perseguitato. Non è il nostro caso. Direi che esso non rientra neanche nelle patologie consuete. Certamente non è uno schizofrenico: quanto meno, a me casi del genere non sono capitati mai. Il nostro malato mi fa pensare piuttosto all'epilessia".
- Si tratta di quel male per cui chi ne è colpito si butta a terra, si torce, sbava?
"Il male non si manifesta solo e sempre così. Diciamo che per via di una lesione al cervello, per esempio, l'epilessia riduce nel paziente la soglia della capacità di controllo del comportamento. Quando interviene scatena manifestazioni che sono già pronte.
Per lo più, poi, il malato non ricorda quello che ha fatto; però può accadere anche il contrario. Anzi, ora che mi ci fa pensare, il caso di Firenze mi fa tornare in mente la vicenda di un mio paziente, un vero epilettico. Quando lo colpiva la crisi scappava di casa, se ne stava via anche due o tre giorni filati, passava il tempo a spiare le coppie nei prati e nei boschetti. Viveva nella sua macchina, tornava a casa dopo queste assenze in stato pietoso: sudicio, con la barba lunga, stremato. Ma ricordava tutto e diceva che quando la crisi arrivava l'impulso era irresistibile. Naturalmente la somiglianza con il caso di Firenze finisce qui, il mio paziente non ha mai ucciso. Sottoposto a terapia, in seguito, è molto migliorato".
- Vedo che anche per il caso di Firenze lei pensa a un voyeur, a un guardone.
"Beh, sì. E' un comportamento di base che può essere favorito da diverse circostanze. Per esempio, mi stupirebbe che l'assassino fosse sposato, che avesse comunque una compagna fissa. Forse ha problemi con la madre, forse anzi vive solo con la madre o forse del tutto solo, addirittura".
- Ho conosciuto un anziano aristocratico che per non dare un dispiacere alla mamma, vecchissima e con la quale continuava ad abitare, non si era voluto sposare mai. In compenso aveva fatto strage di cuori di cameriere, domestiche e commesse in tutto il quartiere.
"Succede. Ma non perciò, poi, uccideva, no? Qui, magari, noto un'altra caratteristica: il nostro malato è terribilmente insicuro perché va in giro armato: una pistola e un coltello".

ESCE ARMATO
- Non pensa che si armi così le sere in cui ha deciso di uccidere?
"Sarei più propenso a credere che di solito, quando va per prati, esce armato. Poi non è detto che uccida ogni volta che si mette a spiare una coppia. Spiare gli altri è un suo comportamento di base come lo è andare in giro armato. La crisi epilettica, l'impulso a farlo, può essere scatenato da un fattore esterno: dall'alcol, per esempio, perfino da una bevuta di acqua, poiché la pressione di questa nel corpo accentua l'edema del cervello".
- E quindi anche, forse, dalla vista di una coppia che fa l'amore; anzi, che si accinge a fare l'amore: è stato notato che il malato scatta proprio quando i due stanno per terminare le manovre di approccio.
"Lo stato di eccitazione infatti può provocare la crisi. Oppure la può provocare un'estrema frustrazione: per esempio il nostro malato ha tentato un'ennesima volta di andare con una donna la sera prima, qualche giorno prima, e ha fatto cilecca. Questo avvenimento esterno può provocare la crisi, l'impulso irresistibile in un malato che, normalmente, appare invece piuttosto mite.
Nessuno pensi che un malato di questo tipo a un semaforo, per esempio o per un sorpasso, impugnerà mai la pistola o il cacciavite. Anzi, molto probabilmente esibirà un atteggiamento sottomesso."
- Mi pare che il campo delle possibilità si stia restringendo. Anzitutto dunque si dovrebbe cercare un uomo tra i trenta e i quarant'anni di età, o poco più. Poi lo si dovrebbe ricercare tra coloro che vivono soli o con la madre.
"Soprattutto, se fossi inquirente, cercherei nell'ambiente delle prostitute. Chiederei se per caso il giorno prima, o pochissimi giorni prima dell'eccidio una di loro non abbia avuto tra i clienti un uomo particolarmente inibito e che anzi abbia reagito con qualche stranezza alla constatazione di non essere in grado di consumare l'atto".

a firma: Silvano Villani

*****

Passano due mesi dalla pubblicazione dell'articolo ed abbiamo un nuovo omicidio in pieno centro a Firenze.
Ancora una prostituta non più giovane, ancora nessuna effrazione nell'appartamento.
La donna si sentiva da tempo minacciata.
Facendo viaggiare la fantasia, è opera di un mostro che tenta di zittire una possibile testimone?
Luisa Meoni come Pinuccia Bassi, uccisa tre giorni prima di Vicchio?




L'Unità
14 OTTOBRE 1984

La donna ha aperto la porta di casa all'assassino
PROSTITUTA SOFFOCATA A FIRENZE
E' LA QUARTA VITTIMA DAL 1982

Una prostituta, Luisa Meoni, di 46 anni, di Lasta a Signa, è stata uccisa nel suo appartamentino situato al primo piano di un edificio di via della Chiesa, a Firenze.
La donna, secondo i primi accertamenti di carabinieri e polizia, sarebbe stata soffocata.
Il cadavere è stato trovato disteso sul pavimento della camera da letto.
Luisa Meoni era vestita ed i suoi abiti sono stati trovati in ordine. Il 27 luglio scorso un'altra prostituta, Giuseppina Bassi, di 55 anni, fu strangolata da ignoti nel suo appartamento vicino alla stazione di Santa Maria Novella.
Negli ultimi tempi altre due prostitute sono state assassinate nei loro appartamenti di Firenze: Giuliana Monciatti, di 40 anni (12 febbraio 1982) e Clelia Cuscito, di 37 anni (14 dicembre 1983), entrambe uccise a coltellate. Anche i responsabili di questi delitti non sono ancora stati individuati.
A scoprire il cadavere di Luisa Meoni è stata la donna delle pulizie quando ieri, verso le 11, si è recata nell'appartamento della prostituta. Il corpo si trovava supino sul pavimento della camera da letto.
L'assassino, o gli assassini, le avevano immobilizzato le braccia annodando tra loro le maniche del maglione che la Meoni indossava. La bocca era tappata da un batuffolo di cotone che ora è all'esame degli investigatori.
Sul corpo non sono stati riscontrati segni evidenti di violenza, per cui gli inquirenti ritengono che Luisa Meoni possa essere stata soffocata con il batuffolo di cotone.
La stanza è stata messa a soqquadro e, secondo le prime indagini dei carabinieri del reparto operativo, sono stati presi denaro e preziosi. I carabinieri quindi hanno preso in considerazione l'ipotesi che ad uccidere la prostituta siano stati dei rapinatori ma non escludono collegamenti con i precedenti delitti di prostitute ed in particolare con quello di Giuseppina Bassi.
E' stato inoltre accertato che è stata la donna (la quale venerdì sera era sicuramente viva) ad aprire al suo assassino, poiché non sono stati trovati segni di effrazione. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Emma Boncompagni.


gli omicidi prima di Vicchio (Appunto n. 23)
il Mostro di Vicchio (Appunto n. 22)

mercoledì 9 maggio 2018

prima di Vicchio

Appunto n. 23

"Tanti delitti, molte domande".

Sono queste le parole di Riccardo Catola, sulle pagine de La Nazione il 29 Luglio 1984.
Perché la settimana che precede il duplice omicidio Rontini - Stefanacci, si è svolta una vera e propria carneficina:

Adele Barsi.
Insegnante fiorentina di lettere alla scuola media "Don Facibeni".
Trucidata in vacanza a Brunico, Alto Adige, da un maniaco senza volto.

Un cadavere carbonizzato e tutt'ora senza nome, accanto a un'auto rubata, ritrovato nei campi di Cornocchio, fra Calenzano e Barberino del Mugello.

Franco Sommovigo, tecnico fiorentino dell'arsenale militare di La Spezia.
Dipendente del "Geografico Militare" trovato morto in mare in circostanze assai misteriose e inquietanti.

Ma soprattutto:

26 LUGLIO 1984, giovedì
Ore 21-22.
Giuseppina "Pinuccia" Bassi, prostituta di 55 anni.
Strozzata in un appartamento di via Benedetta 2, dietro Via della Scala, di fronte alla discoteca Space Elettronic.
Il suo yorkshire Puffi non ha abbaiato durante l'aggressione ed è rimasto a vegliare il cadavere della padrona.
Cadavere nudo ritrovato alle ore 13 di Venerdì dall'amico e padrone di casa Umberto Cirri.
Completamente nuda, occhi sbarrati, distesa supina sul tappeto della camera da letto.
Lenzuola del letto disfatte.
Medici legali Mauro Maurri e Mario Graev.
Nessuna colluttazione, nessuna resistenza della donna, nessun segno di violenza a parte lo strozzamento operato con mani alquanto robuste.
La donna aveva un fisico molto forte, avrebbe potuto reagire alla minima esitazione del maniaco.
Nessuna traccia sotto le unghie, né peli, né sangue, né fibre tessili.
Incassava almeno mezzo milione di lire al giorno, ma la borsetta bianca dove conservava i soldi non è stata ritrovata.
"Se c'è stato un furto, può anche aver avuto lo scopo di sviare le indagini."
Chi non la conosceva non avrebbe mai immaginato il suo mestiere. Era molto elegante, riservata e cortese.
Nata a Rovigo, si trasferì a Firenze nei primissimi anni Sessanta dopo aver avuto una figlia.
In quel periodo faceva l'indossatrice per una casa di alta moda.
Ebbe una relazione con un ex pilota automobilistico, poi iniziò a prostituirsi in via Tornabuoni.
Per la propria sicurezza personale, dopo il '70 decise di prendere in affitto il magazzino di via Benedetta per accogliere i clienti.
In quegli anni abitava a Vaglia insieme a Pasquino Casati e la coppia nel '76 venne arrestata con armi e 300 grammi di eroina.
Entrambi assolti in appello, il compagno finì successivamente in carcere in Spagna.
Quindi Pinuccia era andata ad abitare in via Fiesolana, parallela di Borgo Pinti.





Troppi omicidi in una sola settimana.
Tutti senza colpevole.
Carabinieri e polizia cercano risposte a Firenze, nel Sud Tirolo e a La Spezia.

Sempre dall'articolo de La Nazione:

"Quando l'assassino è così abile da non lasciare tracce, quando nessuno vede o sente o sa dare una qualunque indicazione, quando soprattutto i delitti non hanno movente neanche in apparenza, è praticamente impossibile arrivare alla soluzione".
E' la spiegazione degli inquirenti.
In parte è ragionevole, in parte è tautologica, nel senso che risponde alla domanda con gli argomenti della domanda.
Come se si dicesse che un caso non si risolve per il semplice motivo che non si risolve.
Spiegazioni simili ne sono state sempre date anche a proposito del Mostro di Firenze, il maniaco delle coppiette che per quanto ne sappiamo è ancora in libertà malgrado l'arresto di ben tre persone.
Sono valide queste spiegazioni?
(cut)
I vari squartatori di Londra sono ancora a piede libero.
I mostri di Boston e gli "Zodiac Killer" della California anche.
Segno che a tutte le latitudini scoprire chi uccide senza motivo è quasi sempre un rebus irrisolvibile. Anche a Firenze sono tanti. Nel dopoguerra superano la trentina.

Il giornalista non può sapere che, proprio quella sera, poche ore dopo la pubblicazione del suo articolo, il Mostro di Firenze tornerà a colpire, strappando la vita all'ennesima coppia di giovanissimi fiorentini.
E non è finita.
Nel prossimo appunto ci concentreremo sul dopo Vicchio, perché anche in quelle settimane l'ondata di sangue non si fermerà.


il Mostro di Vicchio (Appunto n. 22)

venerdì 4 maggio 2018

il Mostro di Vicchio

Appunto n. 22

Nel precedente appunto ci siamo concentrati su un uomo dall'accento toscano, non più giovane, che la notte del duplice omicidio Rontini - Stefanacci fa una strana telefonata ai carabinieri di Borgo San Lorenzo. Le sue frasi fanno riferimento a un vecchio fumetto ispirato al mostro. Fumetto divenuto a sua volta fonte di ispirazione per i macabri assalti del killer, anticipando l'asportazione del seno della vittima femminile.
Non è l'unico fatto interessante di quei giorni.
Un uomo alto "non più giovane con accento toscano" è stato anche visto, da più persone. E tutte ne danno una descrizione molto - troppo - simile.
Nel libro "Al Di Là Di Ogni Ragionevole Dubbio" troviamo diversi verbali che ci consegnano un individuo quantomeno sospetto che si aggira per Vicchio, proprio intorno alla data del duplice omicidio.
Il consiglio è quello di leggerli nella loro interezza, qua ne riporto brevemente alcuni dati in ordine cronologico che evidenziano l'univocità del soggetto.

NB: l'individuo di nostro interesse non viene mai visto arrivare o andarsene in auto o con altro mezzo.





14 LUGLIO 1984, sabato

- riva del fiume Sieve
- 40/45 anni
- alto 180 cm
- corporatura robusta e prestante
- capelli corti con riga sul lato sinistro, stempiato, castano chiaro o biondo o rossiccio
- viso leggermente ovale
- senza occhiali
- molto distinto, forse un professionista
- pantaloni beige o grigio chiari
- camicia parzialmente sbottonata, senza maniche o tirate su

A dieci metri dall'imbocco della stradina del delitto, da dietro un cespuglio spia le persone sotto di lui, intente a prendere il sole o pescare sulla riva del fiume. Ad un certo punto cade un grosso sasso che allarma i presenti. Si girano verso di lui che quindi scappa tra le frasche, senza scusarsi, incurante di dove vada a finire il sasso.

(Tiziana S., 5 Agosto 1984, ore 10:30 presso CC di Vicchio)

***

21 LUGLIO 1984 ipotetico: "circa due sabati prima dell'omicidio"

- ore 18:00
bar La Spiaggia
- consuma qualcosa per 10 minuti
- persona non del luogo, mai vista
- 45 anni
- alto 180 cm
- molto robusto
- capelli corti rossicci biondi e stempiato
- occhi marrone chiaro
- viso tondo
- colorito roseo
- labbra carnose
- senza barba né baffi
- maglietta chiara e forse jeans

Rivolgendosi ad una cliente:
"Hai ancora la tenda in quel posto?"
La ragazza risponde di sì con tono scocciato.
"Allora questa sera vengo a trovarti..."
La ragazza dice che quella sera non ci sarà, paga il gelato e se ne va frettolosamente.

(Emanuela B., 2 Agosto 1984, ore 13:30 presso CC di Vicchio)

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22 LUGLIO 1984, domenica

- ore 17:00
- bar La Spiaggia
- forse non ordina niente
- persona non del luogo, mai vista
- alto 175 cm
- corporatura robusta
- viso rotondo e roseo
- capelli biondi corti lisci con ciuffo, forse stempiato
- 45 anni
- pantaloni e maglietta scura
- accento toscano
- quando parla non sembra del tutto normale
- scruta vogliosamente dall'alto al basso

"Quante siete a lavorare qui?"
Dice che aveva visto una signora mora ed un'altra moretta.
Pia è presente nel bar, al banco accanto, lui rimane anche quando lei termina il turno alle 17:45, curiosando dentro e fuori dal locale.

(Luciana L., barista, 2 Agosto 1984, ore 12:25)

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28 LUGLIO 1984, sabato

- ore 19:30
bar La Spiaggia
- consuma un caffè
- maglietta chiara e forse jeans

Raggiunge la barista dietro la macchina del caffè.
La chiama per nome.
Chiede se va a ballare.

(Emanuela B., 2 Agosto 1984, presso CC di Vicchio)

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29 LUGLIO 1984, domenica

- ore 16:45
- bar La Torre
- consuma una birra
- persona non del luogo, mai vista
- alto 1,75 cm
- corporatura robusta
- fronte alta e stempiata
- capelli molto corti biondi sul rossiccio
- occhi marroni
- naso normale
- mani grandi e grosse
- anello vistoso con stemma squadrato
- completo beige, camicia celestina, cravatta scura, scarpe scure
- mano davanti alla bocca, arrabbiato, digrignava, non era un tic
- nessun segno particolare
- somiglia ad un loro conoscente di Borgo San Lorenzo ma non è lui

La testimonianza ormai la conosciamo tutti, come detto qui mi limito a sintetizzare i dati:
- coppia giovane, panda chiara, riconosciuta come Rontini - Stefanacci da tutti e tre
- arriva al bar dopo di loro
- se ne va appena vanno via loro

(testimoni Baldo Bardazzi + padre Piero + sorella, verbale del 1 Agosto 1984, ore 8:35, CC di Vicchio)

*

- ore 20:00
- bar La Spiaggia
- consuma un caffè
- persona non del luogo, mai vista
- alto
- corporatura robusta
- stempiato
- capelli corti e chiari
- molto distinto
- sguardo serio "mussoliniano"
- giacca chiara e pantaloni scuri nonostante il caldo
- molto somigliante all'identikit (non è specificato ma si presume quello di Bardazzi) a parte la bocca superiore che vede più pronunciata

Il testimone è incerto tra il sabato e la domenica, ma vista la precisa testimonianza di Emanuela del sabato e il riscontro con l'identikit, il diverso abbigliamento fa propendere per la domenica.

(Franco L., 1 Agosto 1984, ore 21:00)

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31 LUGLIO 1984, martedì

In Piazza Giotto si tengono i funerali dei due giovani, lì dove anche Stefania Pettini trascorreva il tempo dieci anni prima.
Bardazzi è presente con la polizia per identificare l'avventore del bar, ma l'esito è negativo.

***

1 AGOSTO 1984, mercoledì

- ore 10:00 oppure 11:00
- bar La Spiaggia
- chiede solo un caffè
- nessuna interazione, nessun approccio spregiudicato né domande particolari

(Luciana L., barista, 2 Agosto 1984, ore 12:25)





Queste testimonianze rese nell'immediatezza dei fatti (e per questo sicuramente molto più affidabili e sincere di tante rese a decenni di distanza) ci consegnano un personaggio ben preciso, che da metà luglio si aggira per Vicchio. Che approccia le colleghe della futura vittima, interagisce con loro in modo diretto, anche con le clienti.
Addirittura si parla di tenda da campeggio e visite notturne un anno prima dell'ultimo colpo del mostro, a Scopeti.
Che sembra studiare una possibile via di fuga dalla piazzola, attraverso i pochi metri della Sieve.
Che segue le vittime in un bar.
Che parla di discoteca, altro input che ci riporta al delitto Gentilcore - Pettini del 1974.
Al funerale non si fa vedere.
La mattina successiva si ferma a prendere un caffè ma a quanto pare non spiccica parola.
Dopo quel caffè non lo rivedranno più.
Abbiamo dei probabili pedinamenti ai danni di Pia Rontini, testimoniati da Mauro Poggiali che riaccompagnava la ragazza dal bar. In almeno un paio di occasioni ha notato un'auto amaranto che li seguiva lungo quei 750 metri di tratta.
Dal blog Calibro22 si riporta inoltre che "durante tutta la settimana precedente vi sono vari avvistamenti in prossimità dello svincolo per la fattoria La Rena di una Renault rosso bordeaux di vecchio tipo ferma con una sola persona a bordo".

Per chi scrive, questo individuo deve essere tenuto in seria considerazione, unitamente alla telefonata, quando si ragiona del caso "Mostro Di Firenze".



Al Di Là Di Ogni Ragionevole Dubbio (acquista l'essenziale testo di Cochi - Cappelletti - Bruno)
la Telefonata del probabile Mostro (Appunto n. 21)
Mauro Poggiali racconta i pedinamenti dell'auto amaranto (Insufficienza Di Prove)