domenica 2 febbraio 2020

Elisabetta Ciabani

Appunto n. 28

La leggenda di Elisabetta Ciabani

Premessa doverosa: con questo appunto non voglio portare il lettore a propendere per il suicidio o per l'omicidio, chi avrà la voglia di leggerselo tutto capirà che il mio è da intendersi più come un "appello".
Voglio solo proporre degli elementi che secondo me hanno contribuito a unire indissolubilmente il caso di Elisabetta Ciabani e quello del mostro di Firenze.
Elisabetta tornò sotto i riflettori subito dopo il delitto di Vicchio, nell'estate del 1984 e furono soprattutto i giornalisti del quotidiano La Città ad approfondirne i diversi aspetti, impegnandosi affinché l'archiviazione del suicidio venisse rivista.

Ci siamo già occupati in altri appunti dei molteplici casi di cronaca che riempirono i giornali nell'84 e in fondo alla pagina troverete alcuni link nel caso voleste ributtarci un'occhio.
Dopo due duplici omicidi anomali e senza escissioni (Baccaiano e Giogoli), il mostro alza l'asticella dell'orrore e firma l'ennesimo massacro aggiungendo anche l'escissione del seno a quella del pube.
Le prime pagine dei quotidiani sono tutte per lui, ma mescolati vi sono altri fatti di cronaca di quei giorni che a torto o a ragione finiscono per legarsi indissolubilmente al mostro delle coppiette nell'immaginario collettivo.

E' il caso ad esempio del marchese trentatreenne Roberto Corsini, ucciso con una fucilata in pieno viso nella sua tenuta di Scarperia "Le Mozzette" il 19 agosto 1984.
Un fucile Franchi calibro 12 a canne sovrapposte, impugnato da MP, uno scalpellino ventiquattrenne anche lui di Scarperia.
Un colpo partito accidentalmente o un caso di bracconaggio, morto "per un fagiano".
Il nobile fiorentino viene ucciso domenica pomeriggio e il suo corpo nascosto dentro un ruscello.
Ma il sostituto procuratore Gabriele Chelazzi non è troppo convinto dalla confessione del giovane e rimangono dei dubbi sul proprietario di un cappello mimetico ritrovato sul luogo del delitto, MP starebbe coprendo qualcuno?
Un caso di cronaca che si mescola alle notizie provenienti da Vicchio, ai report sulle riunioni della neonata "SAM", alle telefonate di anonimi informatori, agli omicidi delle prostitute, alle ennesime confessioni di Stefano Mele.
Ad Elisabetta Ciabani.
Partiamo quindi con un articolo molto dettagliato e decisamente critico nei confronti dell'indagine sulla morte della giovane fiorentina.

La Città, 15 e 16 agosto 1984
Sicilia, 22 agosto del 1982, un caso archiviato come suicidio
Elisabetta Ciabani
Una morte misteriosa o l'ombra del mostro?
Un violento colpo al basso ventre, una ferita da coltello al pube, il fodero insanguinato a qualche metro dal corpo, eppure...
Il 22 agosto del 1982 a Sampieri, in Sicilia, venne uccisa una ragazza fiorentina: Elisabetta Ciabani di 22 anni, una studentessa di architettura.
Nei primi giorni dopo l'omicidio i giornali parlavano di un possibile collegamento di questo delitto con quelli del maniaco di Firenze che uccide le coppie di fidanzati.
Questo perché Elisabetta Ciabani abitava a Firenze a pochi metri dall'abitazione di Susanna Cambi e le loro famiglie si conoscevano.
Ma subito dopo, nei mesi seguenti, pur rimanendo l'ipotesi di un maniaco assassino, sono cominciate le operazioni di occultamento di un episodio che poteva dar noia a un luogo di villeggiatura considerato tranquillo, indisturbato e senza precedenti delittuosi.
Infatti, più tardi i giornali hanno riportato le ultime assurde tesi degli inquirenti siciliani che proponevano addirittura un caso di suicidio.
Ma esaminiamo i fatti che riguardano questo episodio.
Elisabetta ciabani era una ragazza molto tranquilla, dalla vita regolare.
Orfana di padre, conduceva un'esistenza normale, molto legata alla madre, alla sorella e all'anziana suocera della sorella.
Era una ragazza timida e riservata, semplice, con un carattere generoso e affettuoso.
Nei mesi precedenti alla morte aveva partecipato ad un concorso alla Regione e sperava di trovare un'occupazione soddisfacente.
Nel frattempo aveva svolto vari lavori part-time presso uffici di Import-Export ed altro.
Frequentava la Chiesa di San Jacopino e aveva offerto la sua opera di volontariato per l'assistenza degli anziani.
All'inizio del mese di Agosto era andata in vacanza con la sorella Gianna, con Silvano, il compagno della sorella, e l'anziana madre di lui.
Sabato 21 agosto, la ragazza viene lasciata sola con la vecchia signora, mentre gli altri vanno in gita dalle parti di Palermo.
La mattina di domenica alle 9.30 per i locali della lavanderia del Residence dove alloggiava viene trovato il corpo esanime di Elisabetta.
Il corpo presentava i segni di un violento colpo, forse un pugno, ricevuto al basso ventre, una profonda ferita da coltello al pube e infine l'ultima pugnalata che aveva reciso l'aorta sotto la mammella sinistra, dove ancora era conficcato il coltello.
Un suicidio, in quelle condizioni, era impensabile, eppure nei giorni successivi questa ipotesi prese piede e si arrivò a dire che il coltello era stato comprato dalla stessa Elisabetta Ciabani.
Ma ancora più tardi, e questo i giornali non lo hanno riportato, si saprà che quel coltello non era in vendita nel supermercato a cui si voleva farne risalire la provenienza.
Sono stati anche negati i segni di una colluttazione, per convalidare l'idea che la ragazza si fosse suicidata.
E i segni bluastri di un inequivocabile pugno o del colpo di un oggetto contundente, ricevuto al basso ventre?
E il fodero insanguinato del coltello, nuovo di zecca, trovato sul ripiano della lavatrice, pulita e senza macchie, ad una distanza di qualche metro, non certo raggiungibile da una persona morente che giace sul pavimento, con un coltello conficcato nel cuore per molti centimetri?
La cosa che più sorprende e che ricorda vividamente i delitti delle coppie di fidanzati è proprio la coltellata inferta al pube, la quale in se stessa esclude l'eventualità del suicidio e che invece ricorda in modo preciso e puntuale le mutilazioni subite da Susanna Cambi, Carmela Di Nuccio e Pia Rontini.
Qualcuno può obiettare che è troppo poco, che non si tratta di un dato sufficiente per stabilire un rapporto con la catena di duplici omicidi.
Ma è forse poco morire a 22 anni per mano di uno psicopatico, e non è triste vedere che un caso come questo viene archiviato come suicidio, smentendo in modo inequivocabile la realtà dei fatti?
E' un caso a parte, o piuttosto un episodio accantonato, irrisolto e messo a tacere per chissà quali interessi?
Si può accettare l'archiviazione come suicidio, quando non c'è spiegazione che tenga, ma anzi i fatti dimostrano il contrario?
E non sarebbe meglio invece, riaprire l'indagine per ricostruire gli ultimi giorni di vita di Elisabetta Ciabani, che forse potrebbero contenere dettagli utili alle ricerche in corso, sull'assassino delle coppie?
Perché un maniaco perverso, capace di mantenere un comportamento sociale anonimo e insospettabile non potrebbe andare in vacanza come la maggior parte della gente nel mese di agosto?
Maria Novella De Cristofaro





Passano pochi giorni e il quotidiano ritorna sugli approfondimenti richiesti da Firenze.

La Città, 21 agosto 1984
Alcuni investigatori della squadra 'antimostro' sono in trasferta in varie parti d'Italia. Hanno il compito di studiare alcuni casi di omicidio rimasti irrisolti che hanno qualche analogia con i delitti del 'mostro di Firenze'.
Si tratta di casi di coppie uccise mentre erano appartate in macchina, e di casi di accoltellamenti di donne sole.
Fra questi ultimi, vengono presi in considerazione gli omicidi di due donne di Firenze: la studentessa Elisabetta Ciabani, uccisa a Sampieri (Ragusa) il 22 agosto 1982, e la professoressa Adele Barsi Arena, uccisa a Brunisco, in Alto Adige, il 19 luglio scorso.
Elisabetta Ciabani aveva 22 anni, era studentessa di architettura, abitava in via Ponte all'Asse 13, in San Jacopino, e si trovava a Sampieri in villeggiatura con la sorella maggiore.
Fu accoltellata nella lavanderia del residence in cui abitava: due pugnalate inferte con un coltello da cucina, una al pube, l'altra al seno.
All'inizio si parlò del delitto di un maniaco, poi il caso fu archiviato con una frettolosa quanto improbabile sentenza di suicidio.
Da tempo il nostro giornale sosteneva che il caso doveva essere riesaminato.
Anche perché - a parte l'insostenibile tesi del suicidio - Elisabetta Ciabani abitava a Firenze a poche decine di metri da Susanna Cambi, una delle vittime del 'mostro', uccisa a Calenzano col fidanzato esattamente 10 mesi prima (il 22 ottobre 1981).

Continua l'articolo:
Le modalità di questi delitti sono completamente diverse da quelle degli omicidi dei fidanzati, ma gli investigatori hanno deciso di non trascurare assolutamente niente, anche in considerazione del fatto che i maniaci sessuali - a differenza della maggior parte degli altri criminali - talvolta non si 'specializzano' in un reato, ma aggrediscono e uccidono vittime diverse (coppie, donne, bambini) con metodi diversi.

Sempre lo stesso giornale, punta l'attenzione su una strana coincidenza territoriale e temporale:

La Città, 26 e 27 agosto 1984
Impressionanti coincidenze fra due misteriosi delitti
C'è un legame fra Signa e Scicli?
Uno dei personaggi che compare sullo sfondo del processo per il delitto del '68 è un muratore originario di Scigli, in provincia di Ragusa.
Era un vicino di casa di Stefano Mele e Barbara Locci.
Nel processo compare solo per testimoniare che era andato alcune volte a trovare in casa Stefano Mele e che mai l'aveva sentito lamentarsi della moglie, anche se lei usciva spesso con Francesco Vinci.
Aveva conosciuto anche Antonio Lo Bianco, l'ultimo amante di Barbara, l'uomo che era stato ucciso con lei, perché Lo Bianco aveva abitato nello stabile dove poi si erano trasferiti i coniugi Mele.
All'epoca dell'omicidio di Barbara Locci e di Antonio Lo Bianco, e cioè il 21 agosto 1968, pare che il vicino di casa non si trovasse a Signa.
Secondo le sue dichiarazioni, era partito per la Sicilia il 10 agosto ed era tornato il 27.
Tutto qui.
Ma c'è un dettaglio che colpisce.
Quest'uomo era di Scicli, lì a Scicli il 22 agosto 1982 è stata uccisa una studentessa fiorentina, Elisabetta Ciabani.
Elisabetta era in vacanza a Sampieri, la spiaggia di Scicli, con la sorella.
Fu accoltellata nella lavanderia del residence dove abitava: una pugnalata al pube e una al seno.
Il caso è stato liquidato come suicidio, ma l'archiviazione non ha convinto nessuno.
E recentemente la squadra investigativa 'antimostro' ha deciso di riesaminarlo, per capire se l'uccisione della studentessa possa essere opera dell'assassino dei fidanzati; anche perché Elisabetta Ciabani a Firenze viveva a poche decine di metri da una delle vittime del mostro, Susanna Cambi, e le famiglie si conoscevano.
Il fatto che un vicino di Barbara Locci fosse di Scicli è una coincidenza che fa meditare.
Viene da chiedersi se sia stata notata, studiata.
Se sia stata controllata la famiglia di quest'uomo, il suo ambiente.
Anche perché c'è anche una coincidenza di date che fa impressione: Barbara Locci e Antonio Lo Bianco furono uccisi la notte fra il 21 e il 22 agosto del '68.
Elisabetta Ciabani è stata uccisa esattamente 14 anni dopo, il 22 agosto dell'82.
Un puro caso?


Vediamo quindi i punti di unione di Elisabetta e Susanna:
- coetanee (22 e 24)
- coltellate seno / pube
- abitazione in San Jacopino
- famiglie che forse si conoscevano

E quelli di Elisabetta con il mostro:
- età della vittima
- coltellate inferte
- vicinanza abitativa con la precedente vittima
- luogo dell'omicidio legato ad un testimone di Signa
- data della morte coincidente col duplice omicidio di Signa




Facciamo adesso un salto in avanti di dieci anni.
1994, sulla rivista "Visto" il giornalista Gennaro De Stefano pubblica quello che ritengo un articolo inspiegabile sotto vari aspetti.

Se il mostro è in galera quei proiettili di chi sono?
"Ho paura, c'è un uomo alto, con una Alfa Romeo rossa, i capelli rossicci che mi segue continuamente" s'era confidata Susanna con Alessandra Ciaboni, sua amica e coetanea che, andata in vacanza a Ragusa l'estate successiva, fu trovata uccisa con un coltello nel petto e ferite profonde al pube.
Perché nelle trentamila pagine dell'inchiesta la verità c'è, forse è seppellita o forse troppo evidente da non essere stata vista, ma c'è. E prima o poi verrà fuori.
Perché ad esempio un’Alfa Romeo rossa fu fermata dai carabinieri alle Bartoline poco prima dell’omicidio di Susanna e Stefano, che avvenne attorno alle 23,30 e i militi dell'Arma si limitarono a controllare la patente del guidatore osservando, però, che "il conducente rivelava uno stato di agitazione psicomotoria inusuale".
I carabinieri non lo sanno e non parlano, ma nelle famose trentamila pagine dell’inchiesta l’ex legionario è apparso, eccome, e proprio nel 1981 e proprio dopo l’omicidio di Susanna e Stefano.
Era lui l’uomo fermato alle Bartoline su un’Alfa rossa alle 22 circa del 22 ottobre, era lui l’uomo agitato e nervoso che fu lasciato andare, era lui uno dei guardoni della zona.

Il titolo si riferisce ai proiettili legati alla vicenda del legionario di quei giorni, ma De Stefano aggiunge diversi elementi assolutamente inediti (al di là dell'errore sul nome):
- Elisabetta sarebbe stata amica di Susanna
- Susanna confiderebbe caratteristiche fisiche dello scocciatore che la pedinava
- il particolare sui capelli rossicci e sull'auto rossa
- Vigilanti sarebbe stato fermato la notte dell'81 in stato di agitazione vicino al luogo dell'omicidio

E' impossibile stabilire quali di queste informazioni siano vere e quale fosse la fonte del giornalista che ci ha lasciato ormai 12 anni fa.
Quel che è certo è che l'amicizia tra Susanna ed Elisabetta viene riportata successivamente anche da altri.
Ad esempio su un libro del criminologo Francesco Bruno del 1996 e da Alvaro Fiorucci nel suo tomo del 2012 (come sottolineato su Insufficienza Di Prove).
Ma esiste un verbale di Elisabetta in merito alla morte di Susanna?
Esiste un rapporto di servizio dei carabinieri sul legionario fermato la notte di Calenzano?
Se qualcuno è in possesso di qualcosa di più dei "sentito dire", non esiti a scrivere.
Per quanto riguarda le amicizie di Susanna, un verbale interessante porterebbe data 3 novembre 1981.

La Nazione, 3 novembre 1981
E' attesa per stamani una testimonianza forse rivelatrice
"Ho qualcosa da dirvi sul mostro"
Un fatto singolare accadde ai fidanzati nel luogo dove erano stati più di una volta
Il legale della famiglia ha l'impressione che gli investigatori non si muovano proprio al buio e che fra il pazzo e le sue vittime ci sia un qualche legame
Cinzia Cambi dai magistrati

La Nazione, 4 novembre 1981
Le indagini sul mostro
Una delle migliori amiche di Susanna Cambi, la ragazza massacrata dodici giorni fa insieme con il fidanzato dal mostro dei campi, è andata ieri dal magistrato, che l'ha ascoltata per un'ora.
Segreto strettissimo, naturalmente; in ogni modo gli inquirenti puntano molto sull'ipotesi che l'assassino non abbia colpito a caso, e che di lui sia rimasta qualche traccia nel passato recente delle vittime; e questa traccia può essere individuata da qualcuno che era nella cerchia di Susanna.
Le indagini sul maniaco dei campi dodici giorni dopo il massacro di Calenzano
Un'amica di Susanna sentita dal magistrato
Alle 12,35 la testimone che doveva riferire particolari sugli ultimi giorni di vita di Susanna Cambi è entrata nell'ufficio del sostituto procuratore della Repubblica di Firenze Silvia Della Monica.
Ne è uscita circa un'ora dopo.
Sulla deposizione attesa e di particolare interesse, non è trapelato niente e le illazioni che subito dopo sono circolate non hanno trovato conferma.
La testimone, una delle migliori amiche di Susanna, è stata fatta uscire da una porta secondaria per sottrarla alla curiosità dei giornalisti.
L'unica indicazione che viene dal suo interrogatorio è che gli inquirenti evidentemente attribuiscono molta importanza all'ipotesi che l'assassino dei fidanzati non abbia colpito a caso e che quindi possa avere lasciato qualche traccia nel passato, magari recente, delle sue vittime.
Per questo anche oggi verranno ascoltati dai magistrati altri amici e conoscenti di Susanna Cambi e di Stefano Baldi.

Lo stesso giorno, La Città è più pessimista e titola "vana attesa di una testimonianza rivelatrice".
Da escludersi che la misteriosa amica sia Cinzia Cambi, sorella minore di Susanna, in quanto fin dai primi giorni attiva mediaticamente con appelli e interviste pubbliche.

Dal lato investigativo l'interesse suscitato negli inquirenti fiorentini sul caso Ciabani è sufficientemente legittimato dalla vicinanza delle abitazioni delle due giovani e dalle loro morti violente. In un momento in cui nessuna pista veniva tralasciata, è normale svolgere degli approfondimenti.
Ma il legame di amicizia tra Elisabetta e Susanna potrebbe ragionevolmente essere solo un errore giornalistico ereditato e consolidato articolo dopo articolo, fino ad arrivare ai nostri giorni.
Come già detto, non siamo riusciti a trovare documenti cartacei sull'amica della Cambi che venne ascoltata il 3 novembre 1981, la sua identità ci è pertanto ignota.
Come ignoto rimane il contenuto della deposizione, utile o no ai fini delle indagini.
Chiunque volesse contribuire a sfatare queste leggende con prove oggettive, è chiaramente il benvenuto.

1984 - omicidi prima di Vicchio Appunto n. 23
1984 - omicidi dopo Vicchio Appunto n. 24