domenica 2 febbraio 2020

Elisabetta Ciabani

Appunto n. 28

La leggenda di Elisabetta Ciabani

Premessa doverosa: con questo appunto non voglio portare il lettore a propendere per il suicidio o per l'omicidio, chi avrà la voglia di leggerselo tutto capirà che il mio è da intendersi più come un "appello".
Voglio solo proporre degli elementi che secondo me hanno contribuito a unire indissolubilmente il caso di Elisabetta Ciabani e quello del mostro di Firenze.
Elisabetta tornò sotto i riflettori subito dopo il delitto di Vicchio, nell'estate del 1984 e furono soprattutto i giornalisti del quotidiano La Città ad approfondirne i diversi aspetti, impegnandosi affinché l'archiviazione del suicidio venisse rivista.

Ci siamo già occupati in altri appunti dei molteplici casi di cronaca che riempirono i giornali nell'84 e in fondo alla pagina troverete alcuni link nel caso voleste ributtarci un'occhio.
Dopo due duplici omicidi anomali e senza escissioni (Baccaiano e Giogoli), il mostro alza l'asticella dell'orrore e firma l'ennesimo massacro aggiungendo anche l'escissione del seno a quella del pube.
Le prime pagine dei quotidiani sono tutte per lui, ma mescolati vi sono altri fatti di cronaca di quei giorni che a torto o a ragione finiscono per legarsi indissolubilmente al mostro delle coppiette nell'immaginario collettivo.

E' il caso ad esempio del marchese trentatreenne Roberto Corsini, ucciso con una fucilata in pieno viso nella sua tenuta di Scarperia "Le Mozzette" il 19 agosto 1984.
Un fucile Franchi calibro 12 a canne sovrapposte, impugnato da MP, uno scalpellino ventiquattrenne anche lui di Scarperia.
Un colpo partito accidentalmente o un caso di bracconaggio, morto "per un fagiano".
Il nobile fiorentino viene ucciso domenica pomeriggio e il suo corpo nascosto dentro un ruscello.
Ma il sostituto procuratore Gabriele Chelazzi non è troppo convinto dalla confessione del giovane e rimangono dei dubbi sul proprietario di un cappello mimetico ritrovato sul luogo del delitto, MP starebbe coprendo qualcuno?
Un caso di cronaca che si mescola alle notizie provenienti da Vicchio, ai report sulle riunioni della neonata "SAM", alle telefonate di anonimi informatori, agli omicidi delle prostitute, alle ennesime confessioni di Stefano Mele.
Ad Elisabetta Ciabani.
Partiamo quindi con un articolo molto dettagliato e decisamente critico nei confronti dell'indagine sulla morte della giovane fiorentina.

La Città, 15 e 16 agosto 1984
Sicilia, 22 agosto del 1982, un caso archiviato come suicidio
Elisabetta Ciabani
Una morte misteriosa o l'ombra del mostro?
Un violento colpo al basso ventre, una ferita da coltello al pube, il fodero insanguinato a qualche metro dal corpo, eppure...
Il 22 agosto del 1982 a Sampieri, in Sicilia, venne uccisa una ragazza fiorentina: Elisabetta Ciabani di 22 anni, una studentessa di architettura.
Nei primi giorni dopo l'omicidio i giornali parlavano di un possibile collegamento di questo delitto con quelli del maniaco di Firenze che uccide le coppie di fidanzati.
Questo perché Elisabetta Ciabani abitava a Firenze a pochi metri dall'abitazione di Susanna Cambi e le loro famiglie si conoscevano.
Ma subito dopo, nei mesi seguenti, pur rimanendo l'ipotesi di un maniaco assassino, sono cominciate le operazioni di occultamento di un episodio che poteva dar noia a un luogo di villeggiatura considerato tranquillo, indisturbato e senza precedenti delittuosi.
Infatti, più tardi i giornali hanno riportato le ultime assurde tesi degli inquirenti siciliani che proponevano addirittura un caso di suicidio.
Ma esaminiamo i fatti che riguardano questo episodio.
Elisabetta ciabani era una ragazza molto tranquilla, dalla vita regolare.
Orfana di padre, conduceva un'esistenza normale, molto legata alla madre, alla sorella e all'anziana suocera della sorella.
Era una ragazza timida e riservata, semplice, con un carattere generoso e affettuoso.
Nei mesi precedenti alla morte aveva partecipato ad un concorso alla Regione e sperava di trovare un'occupazione soddisfacente.
Nel frattempo aveva svolto vari lavori part-time presso uffici di Import-Export ed altro.
Frequentava la Chiesa di San Jacopino e aveva offerto la sua opera di volontariato per l'assistenza degli anziani.
All'inizio del mese di Agosto era andata in vacanza con la sorella Gianna, con Silvano, il compagno della sorella, e l'anziana madre di lui.
Sabato 21 agosto, la ragazza viene lasciata sola con la vecchia signora, mentre gli altri vanno in gita dalle parti di Palermo.
La mattina di domenica alle 9.30 per i locali della lavanderia del Residence dove alloggiava viene trovato il corpo esanime di Elisabetta.
Il corpo presentava i segni di un violento colpo, forse un pugno, ricevuto al basso ventre, una profonda ferita da coltello al pube e infine l'ultima pugnalata che aveva reciso l'aorta sotto la mammella sinistra, dove ancora era conficcato il coltello.
Un suicidio, in quelle condizioni, era impensabile, eppure nei giorni successivi questa ipotesi prese piede e si arrivò a dire che il coltello era stato comprato dalla stessa Elisabetta Ciabani.
Ma ancora più tardi, e questo i giornali non lo hanno riportato, si saprà che quel coltello non era in vendita nel supermercato a cui si voleva farne risalire la provenienza.
Sono stati anche negati i segni di una colluttazione, per convalidare l'idea che la ragazza si fosse suicidata.
E i segni bluastri di un inequivocabile pugno o del colpo di un oggetto contundente, ricevuto al basso ventre?
E il fodero insanguinato del coltello, nuovo di zecca, trovato sul ripiano della lavatrice, pulita e senza macchie, ad una distanza di qualche metro, non certo raggiungibile da una persona morente che giace sul pavimento, con un coltello conficcato nel cuore per molti centimetri?
La cosa che più sorprende e che ricorda vividamente i delitti delle coppie di fidanzati è proprio la coltellata inferta al pube, la quale in se stessa esclude l'eventualità del suicidio e che invece ricorda in modo preciso e puntuale le mutilazioni subite da Susanna Cambi, Carmela Di Nuccio e Pia Rontini.
Qualcuno può obiettare che è troppo poco, che non si tratta di un dato sufficiente per stabilire un rapporto con la catena di duplici omicidi.
Ma è forse poco morire a 22 anni per mano di uno psicopatico, e non è triste vedere che un caso come questo viene archiviato come suicidio, smentendo in modo inequivocabile la realtà dei fatti?
E' un caso a parte, o piuttosto un episodio accantonato, irrisolto e messo a tacere per chissà quali interessi?
Si può accettare l'archiviazione come suicidio, quando non c'è spiegazione che tenga, ma anzi i fatti dimostrano il contrario?
E non sarebbe meglio invece, riaprire l'indagine per ricostruire gli ultimi giorni di vita di Elisabetta Ciabani, che forse potrebbero contenere dettagli utili alle ricerche in corso, sull'assassino delle coppie?
Perché un maniaco perverso, capace di mantenere un comportamento sociale anonimo e insospettabile non potrebbe andare in vacanza come la maggior parte della gente nel mese di agosto?
Maria Novella De Cristofaro





Passano pochi giorni e il quotidiano ritorna sugli approfondimenti richiesti da Firenze.

La Città, 21 agosto 1984
Alcuni investigatori della squadra 'antimostro' sono in trasferta in varie parti d'Italia. Hanno il compito di studiare alcuni casi di omicidio rimasti irrisolti che hanno qualche analogia con i delitti del 'mostro di Firenze'.
Si tratta di casi di coppie uccise mentre erano appartate in macchina, e di casi di accoltellamenti di donne sole.
Fra questi ultimi, vengono presi in considerazione gli omicidi di due donne di Firenze: la studentessa Elisabetta Ciabani, uccisa a Sampieri (Ragusa) il 22 agosto 1982, e la professoressa Adele Barsi Arena, uccisa a Brunisco, in Alto Adige, il 19 luglio scorso.
Elisabetta Ciabani aveva 22 anni, era studentessa di architettura, abitava in via Ponte all'Asse 13, in San Jacopino, e si trovava a Sampieri in villeggiatura con la sorella maggiore.
Fu accoltellata nella lavanderia del residence in cui abitava: due pugnalate inferte con un coltello da cucina, una al pube, l'altra al seno.
All'inizio si parlò del delitto di un maniaco, poi il caso fu archiviato con una frettolosa quanto improbabile sentenza di suicidio.
Da tempo il nostro giornale sosteneva che il caso doveva essere riesaminato.
Anche perché - a parte l'insostenibile tesi del suicidio - Elisabetta Ciabani abitava a Firenze a poche decine di metri da Susanna Cambi, una delle vittime del 'mostro', uccisa a Calenzano col fidanzato esattamente 10 mesi prima (il 22 ottobre 1981).

Continua l'articolo:
Le modalità di questi delitti sono completamente diverse da quelle degli omicidi dei fidanzati, ma gli investigatori hanno deciso di non trascurare assolutamente niente, anche in considerazione del fatto che i maniaci sessuali - a differenza della maggior parte degli altri criminali - talvolta non si 'specializzano' in un reato, ma aggrediscono e uccidono vittime diverse (coppie, donne, bambini) con metodi diversi.

Sempre lo stesso giornale, punta l'attenzione su una strana coincidenza territoriale e temporale:

La Città, 26 e 27 agosto 1984
Impressionanti coincidenze fra due misteriosi delitti
C'è un legame fra Signa e Scicli?
Uno dei personaggi che compare sullo sfondo del processo per il delitto del '68 è un muratore originario di Scigli, in provincia di Ragusa.
Era un vicino di casa di Stefano Mele e Barbara Locci.
Nel processo compare solo per testimoniare che era andato alcune volte a trovare in casa Stefano Mele e che mai l'aveva sentito lamentarsi della moglie, anche se lei usciva spesso con Francesco Vinci.
Aveva conosciuto anche Antonio Lo Bianco, l'ultimo amante di Barbara, l'uomo che era stato ucciso con lei, perché Lo Bianco aveva abitato nello stabile dove poi si erano trasferiti i coniugi Mele.
All'epoca dell'omicidio di Barbara Locci e di Antonio Lo Bianco, e cioè il 21 agosto 1968, pare che il vicino di casa non si trovasse a Signa.
Secondo le sue dichiarazioni, era partito per la Sicilia il 10 agosto ed era tornato il 27.
Tutto qui.
Ma c'è un dettaglio che colpisce.
Quest'uomo era di Scicli, lì a Scicli il 22 agosto 1982 è stata uccisa una studentessa fiorentina, Elisabetta Ciabani.
Elisabetta era in vacanza a Sampieri, la spiaggia di Scicli, con la sorella.
Fu accoltellata nella lavanderia del residence dove abitava: una pugnalata al pube e una al seno.
Il caso è stato liquidato come suicidio, ma l'archiviazione non ha convinto nessuno.
E recentemente la squadra investigativa 'antimostro' ha deciso di riesaminarlo, per capire se l'uccisione della studentessa possa essere opera dell'assassino dei fidanzati; anche perché Elisabetta Ciabani a Firenze viveva a poche decine di metri da una delle vittime del mostro, Susanna Cambi, e le famiglie si conoscevano.
Il fatto che un vicino di Barbara Locci fosse di Scicli è una coincidenza che fa meditare.
Viene da chiedersi se sia stata notata, studiata.
Se sia stata controllata la famiglia di quest'uomo, il suo ambiente.
Anche perché c'è anche una coincidenza di date che fa impressione: Barbara Locci e Antonio Lo Bianco furono uccisi la notte fra il 21 e il 22 agosto del '68.
Elisabetta Ciabani è stata uccisa esattamente 14 anni dopo, il 22 agosto dell'82.
Un puro caso?


Vediamo quindi i punti di unione di Elisabetta e Susanna:
- coetanee (22 e 24)
- coltellate seno / pube
- abitazione in San Jacopino
- famiglie che forse si conoscevano

E quelli di Elisabetta con il mostro:
- età della vittima
- coltellate inferte
- vicinanza abitativa con la precedente vittima
- luogo dell'omicidio legato ad un testimone di Signa
- data della morte coincidente col duplice omicidio di Signa




Facciamo adesso un salto in avanti di dieci anni.
1994, sulla rivista "Visto" il giornalista Gennaro De Stefano pubblica quello che ritengo un articolo inspiegabile sotto vari aspetti.

Se il mostro è in galera quei proiettili di chi sono?
"Ho paura, c'è un uomo alto, con una Alfa Romeo rossa, i capelli rossicci che mi segue continuamente" s'era confidata Susanna con Alessandra Ciaboni, sua amica e coetanea che, andata in vacanza a Ragusa l'estate successiva, fu trovata uccisa con un coltello nel petto e ferite profonde al pube.
Perché nelle trentamila pagine dell'inchiesta la verità c'è, forse è seppellita o forse troppo evidente da non essere stata vista, ma c'è. E prima o poi verrà fuori.
Perché ad esempio un’Alfa Romeo rossa fu fermata dai carabinieri alle Bartoline poco prima dell’omicidio di Susanna e Stefano, che avvenne attorno alle 23,30 e i militi dell'Arma si limitarono a controllare la patente del guidatore osservando, però, che "il conducente rivelava uno stato di agitazione psicomotoria inusuale".
I carabinieri non lo sanno e non parlano, ma nelle famose trentamila pagine dell’inchiesta l’ex legionario è apparso, eccome, e proprio nel 1981 e proprio dopo l’omicidio di Susanna e Stefano.
Era lui l’uomo fermato alle Bartoline su un’Alfa rossa alle 22 circa del 22 ottobre, era lui l’uomo agitato e nervoso che fu lasciato andare, era lui uno dei guardoni della zona.

Il titolo si riferisce ai proiettili legati alla vicenda del legionario di quei giorni, ma De Stefano aggiunge diversi elementi assolutamente inediti (al di là dell'errore sul nome):
- Elisabetta sarebbe stata amica di Susanna
- Susanna confiderebbe caratteristiche fisiche dello scocciatore che la pedinava
- il particolare sui capelli rossicci e sull'auto rossa
- Vigilanti sarebbe stato fermato la notte dell'81 in stato di agitazione vicino al luogo dell'omicidio

E' impossibile stabilire quali di queste informazioni siano vere e quale fosse la fonte del giornalista che ci ha lasciato ormai 12 anni fa.
Quel che è certo è che l'amicizia tra Susanna ed Elisabetta viene riportata successivamente anche da altri.
Ad esempio su un libro del criminologo Francesco Bruno del 1996 e da Alvaro Fiorucci nel suo tomo del 2012 (come sottolineato su Insufficienza Di Prove).
Ma esiste un verbale di Elisabetta in merito alla morte di Susanna?
Esiste un rapporto di servizio dei carabinieri sul legionario fermato la notte di Calenzano?
Se qualcuno è in possesso di qualcosa di più dei "sentito dire", non esiti a scrivere.
Per quanto riguarda le amicizie di Susanna, un verbale interessante porterebbe data 3 novembre 1981.

La Nazione, 3 novembre 1981
E' attesa per stamani una testimonianza forse rivelatrice
"Ho qualcosa da dirvi sul mostro"
Un fatto singolare accadde ai fidanzati nel luogo dove erano stati più di una volta
Il legale della famiglia ha l'impressione che gli investigatori non si muovano proprio al buio e che fra il pazzo e le sue vittime ci sia un qualche legame
Cinzia Cambi dai magistrati

La Nazione, 4 novembre 1981
Le indagini sul mostro
Una delle migliori amiche di Susanna Cambi, la ragazza massacrata dodici giorni fa insieme con il fidanzato dal mostro dei campi, è andata ieri dal magistrato, che l'ha ascoltata per un'ora.
Segreto strettissimo, naturalmente; in ogni modo gli inquirenti puntano molto sull'ipotesi che l'assassino non abbia colpito a caso, e che di lui sia rimasta qualche traccia nel passato recente delle vittime; e questa traccia può essere individuata da qualcuno che era nella cerchia di Susanna.
Le indagini sul maniaco dei campi dodici giorni dopo il massacro di Calenzano
Un'amica di Susanna sentita dal magistrato
Alle 12,35 la testimone che doveva riferire particolari sugli ultimi giorni di vita di Susanna Cambi è entrata nell'ufficio del sostituto procuratore della Repubblica di Firenze Silvia Della Monica.
Ne è uscita circa un'ora dopo.
Sulla deposizione attesa e di particolare interesse, non è trapelato niente e le illazioni che subito dopo sono circolate non hanno trovato conferma.
La testimone, una delle migliori amiche di Susanna, è stata fatta uscire da una porta secondaria per sottrarla alla curiosità dei giornalisti.
L'unica indicazione che viene dal suo interrogatorio è che gli inquirenti evidentemente attribuiscono molta importanza all'ipotesi che l'assassino dei fidanzati non abbia colpito a caso e che quindi possa avere lasciato qualche traccia nel passato, magari recente, delle sue vittime.
Per questo anche oggi verranno ascoltati dai magistrati altri amici e conoscenti di Susanna Cambi e di Stefano Baldi.

Lo stesso giorno, La Città è più pessimista e titola "vana attesa di una testimonianza rivelatrice".
Da escludersi che la misteriosa amica sia Cinzia Cambi, sorella minore di Susanna, in quanto fin dai primi giorni attiva mediaticamente con appelli e interviste pubbliche.

Dal lato investigativo l'interesse suscitato negli inquirenti fiorentini sul caso Ciabani è sufficientemente legittimato dalla vicinanza delle abitazioni delle due giovani e dalle loro morti violente. In un momento in cui nessuna pista veniva tralasciata, è normale svolgere degli approfondimenti.
Ma il legame di amicizia tra Elisabetta e Susanna potrebbe ragionevolmente essere solo un errore giornalistico ereditato e consolidato articolo dopo articolo, fino ad arrivare ai nostri giorni.
Come già detto, non siamo riusciti a trovare documenti cartacei sull'amica della Cambi che venne ascoltata il 3 novembre 1981, la sua identità ci è pertanto ignota.
Come ignoto rimane il contenuto della deposizione, utile o no ai fini delle indagini.
Chiunque volesse contribuire a sfatare queste leggende con prove oggettive, è chiaramente il benvenuto.

1984 - omicidi prima di Vicchio Appunto n. 23
1984 - omicidi dopo Vicchio Appunto n. 24

22 commenti:

  1. la verità sul mostro di firenze a colpi di articoli di giornale è impensabile raggiungerla.
    O si resta ancorati ai documenti ufficiali e a quelli concreti e verificabili con incrocio di fonti a supporto, o è come fare quattro chiacchiere al bar dove tutti diventano allenatori della nazionale.
    Le esigenze di scrittura dei due tipi di testi (verbali/perizie e articoli remunerati per quotidiani a pagamento), la specifica professionalità degli estensori dei due tipi di testi, la verificabilità dei due tipi di testi, la disponibilità di informazioni degli estensori dei due tipi di testi ed i destinatari dei due tipi di testi: sono abissali!
    Basti pensare che nel caso in questione, i giornalisti (quindi degli estranei che non hanno eseguito le autopsie) scrivono di "pugnalata al pube", mentre i medici (medici! non giornalisti) che effettuarono le perizie autoptiche scrivono di: "all’altezza dell’intestino".
    La differenza è evidente. Come è evidente che parlare di "ferita al pube" sia più di impatto speculativo per il lettore.

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    1. Quindi la pensi come me o non hai capito il senso del mio scritto?
      Nel secondo caso prova a rileggere l'introduzione e il finale.
      ;)

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    2. Ma quali autopsie? A Elisabetta Ciabani non fu fatta nessuna autopsia ne' a Scicli ( accertamento cause di morte con ricognizione esterna), ne a Firenze da Maurri che mesi dopo diede un parere sulle foto di mesi prima.

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  2. se non hai capito il contenuto del mio commento, prova a rileggere quello che ho scritto. ;)
    e cmq: no; non era una critica al tuo articolo. era una specifica, metodologica in primis, per chi ricorre a fonti di giornale e/o voci e/o interpretazioni-distorsioni del contenuto dei documenti ufficiali, per costruire fondamenta di sabbia spacciandole per pilasti portanti in cemento armato.

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    1. Non ho bisogno di rileggerti una volta chiarito che hai interpretato correttamente il messaggio tra le righe dell'articolo.

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  3. E' possibile rintracciare il nome di questo muratore di Scicli che era vicino della Locci? Davvero ci sono molte coincidenze...

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  4. love n peace
    ...e a chiarimento del mio pensiero, aggiungo che ogni volta che mi tocca leggere di ipotesi che si basano su concatenamenti di elementi traballini, mi viene sempre da ricordare che:

    se partiamo da un dato incerto "A", partiamo da un dato che ha già come inizio un neutro 50% di essere sbagliato.

    se da questo dato incerto "A" elaboriamo giungendo ad una consecutio "B", tale consecutio "B" può solamente essere:
    - giusta_1 (A veritiero) + giusta_2 (consecutio B elaborata correttamente)
    - giusta_1 (A veritiero) + sbagliata_2 (consecutio B elaborata non correttamente)
    - sbagliata_1 (A non veritiero) + giusta_2 (consecutio B elaborata correttamente)
    - sbagliata_1 (A non veritiero) + sbagliata_2 (consecutio B elaborata non correttamente)

    Abbiamo cioè, con un solo passaggio di legame, un aumento dal 50 al 75% percento di errore valutativo!!!

    E se da "A", giungiamo a "B" e da questo a "C" (e così via), ci accorgiamo subito che a fine elementi concatenati ci si ritrova per le mani non una ipotesi, ma una favola in cui la percentuale di errore è così elevata da a sua volta poter essere considerata certezza di non corrispondenza alla realtà.

    In una investigazione, e meno che meno in una 'amatoriale', errori&illazioni non si sommano: ma si moltiplicano esponenzialmente.

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    1. L'idea che mi sono fatto su questo elemento specifico della Ciabani potrò chiarirlo meglio nel prossimo articolo dove tenterò una ricostruzione cronologica della pista legionaria.

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  5. Ma esiste un verbale di Elisabetta in merito alla morte di Susanna? No.
    Esiste un rapporto di servizio dei carabinieri sul legionario fermato la notte di Calenzano? No.
    Ho conosciuto l'amica di Susanna Cambi citata nell'articolo e non ha mai sentito parlare di Elisabetta Ciabani.

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    1. Se fosse possibile rendere pubblico il verbale dell'amica, ovviamente omettendone le generalità ma lasciando un dato che ne certifichi l'incompatibilità con la Ciabani (es. la via di residenza o l'età) sarebbe un bel colpo.
      Resterebbero alcuni elementi di contorno bizzarri inseriti dal giornalista ma che reputo spiegabili con la possibile sua fonte (es. 12 luglio 1994).

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    2. Il 3 novembre 1981 l'amica di Susanna Cambi non firmò alcun verbale. Le furono chieste perlopiù info sulle frequentazioni di Susanna e Stefano e se fosse a conoscenza delle loro abitudini circa l'appartarsi in aperta campagna.

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  6. Non credo che se fosse possibile rendere pubblico il verbale dell'amica le cose cambierebbero.
    Come spessissimo succede nel mondo magico mostrologo, basta avanzare senza prove l'idea che il verbale sia stato coautorato, o l'amica indotta a dire chissà cosa, o che se il verbale riporta X bisogna leggere Y: ed oplà!
    Il gioco è fatto: punto, a capo, e ritorno alla casella di partenza.
    Comodo modello d'approccio purtroppo già visto e letto mille e mille volte tra forum, blog, libri e sentenze.

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  7. vorrei sapere se il muratore di Scicli vicino di Barbara Locci si trovava in Sicilia anche quando fu uccisa Elisabetta Ciabani. Da come lo ha riferito un forumista in ____i mostri di Firenze____avevo capito che il muratore si trovava a Scicli quando avvenne la morte di Elisabetta Ciabani, mentre leggendo l'articolo mi sembra di no

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    1. L'articolo suggerisce di approfondire sulla cerchia dell'individuo basando tutto sulla coincidenza luogo di origine / luogo della morte di Elisabetta.
      Presumo che se avessero avuto notizia di una sua assenza anche nel periodo in cui Elisabetta era in vacanza, lo avrebbero sottolineato.

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  8. 1) Come da verbale del 2 settembre 82, la signora I.Z. (madre del convivente di Gianna, sorella della Elisabetta) dichiara:
    - "La mattina del 22 agosto ho svegliato Elisabetta per un bicchiere di acqua. Non ricordo l’ora esatta. Poco dopo mi disse che andava in terrazzo a stendere. Non l’ho più rivista."

    2) Nel verbale 23 agosto 82, l'addetta alla portineria del Residence (E.C.), fa scrivere che mentre si sta occupando delle pulizie del corridoio, vide Elisabetta che si avvia con un secchio di plastica di colore azzurro verso la lavanderia del residence. E anche di aver udito, mentre era nell'appartamento della signora G.I (int 8), la signora I.Z dire che la Elisabetta "era andata in terrazza a lavare i panni".

    3) 22 agosto 82, dopo scoperto il cadavere, verso le 10 arrivano verso le 10:00 il comandante la stazione dei Carabinieri di Sampieri (A.D.S.) assieme all’appuntato G.R., i quali ispezionando il corpo della ragazza ed il locale dove è stata rivenuta, verbalizzano di aver rinvenuto (...snip...) la vittima con un coltello la cui lama è interamente infisso fino al manico nella regione cardiaca (...snip...) e sulla lavatrice l' vicino (...snip...) una custodia in cartone di coltello marca “Kaimano” su cui è applicata un’etichetta segna prezzo riportante 'lire 1600'.

    4) Come da verbale del 24 agosto, il titolare (C.P.) dell’emporio ubicato all’interno del 'Residence Baia Saracena' dove i Ciabani avevano affittato un appartamento (int.6) per le vacanze, riferì:
    - "Posso dire senza ombra di dubbio che nel tardo pomeriggio di sabato 21 agosto, credo potevano essere le ore 20:00 circa, si presentò nel mio negozio una ragazza che appena entrata si diresse nel retro. Le chiesi di cosa avesse bisogno e costei mi fece presente che cercava un coltello 'da carne'. Io ne esibii due tipi e la predetta scelse quello dal costo di Lire 1600. La stessa, nella circostanza, mi chiese se il coltello fosse affilato e da parte mia ho dato assicurazione positivamente precisandole che trattavasi di coltello nuovo".
    E mostratagli una foto della ragazza aggiunse:
    - "Assicuro che si tratta della ragazza che ebbe ad acquistare il coltello di cui si è parlato."

    Allora, se proprio vogliamo farci delle domande, dovremmo innanzitutto chiederci:
    --- come fece un estraneo assassino (vicino di casa della BL o meno) ad entrare in possesso del coltello da cucina comprato il 21 agosto dalla Elisabetta, e che come tutti i coltelli da cucina lo si tiene in cucina e non tra i panni sporchi da lavare?

    oppure:
    --- l'assassino era davvero un estraneo? (quindi nessun muratore vicino di casa di BL)

    e anche:
    --- davvero qualcuno che non era la Elisabetta prese il coltello, o invece ce lo portò lei? E se ce lo portò llei: perchè, visto che non è uno strumento utile al lavaggio dei panni?

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  9. in effetti, visto che fu la ragazza a comprare il coltello, i casi sono solo due:
    - o lo ha comprato per la cucina di casa,
    - o lo ha comprato in previsione del suicidio.

    Quindi:
    - se si crede che le lesioni e la modalità della morte siano compatibili con quelle del suicidio, il coltello è un ulteriore argomento a favore.
    - Se invece si reputano incongruenti le lesioni e la modalità della morte conun suicidio, beh, in questo caso la cerchia prima dove gli investigatori avrebbero dovuto/dovrebbero puntare le attenzioni è su:
    -- chi condivideva l'alloggio in quei giorni la ragazza,
    -- chi poteva avervi comodo accesso,
    -- chi poteva avere copia della chiavi dell'appartamento affittato,
    -- chi abitava in quel palazzo.

    Insomma, tutti soggetti con la possibilità di entare nell'appartamento preso in affitto (pure con gli affittuari presenti?) per impadronirsi innanzitutto dell'arma.
    Non certo puntare ipotetiche indagini su qualcuno sceso apposta dai dintorni di Firenze per uccidere proprio lei in quanto, forse ma forse ma forse, persona che conosceva una (pure al 99.9% casuale) vittima del mostro di Firenze.

    RispondiElimina
  10. Mi auto correggo per completezza di possibilità (anche se cambia poco rispetto a prima in relazione ad un possibile legame col mdf).

    In effetti, visto che fu la ragazza a comprare il coltello, i casi sono solo tre:
    1- o lo ha comprato per la cucina di casa,
    2- o lo ha comprato in previsione di un possibile agguato nei suoi confronti
    3- o lo ha comprato in previsione del suicidio

    Quindi:
    A) se si crede che le lesioni e la modalità della morte siano compatibili con quelle del suicidio, il coltello è un ulteriore argomento a supporto.

    B) Se invece si reputano incongruenti le lesioni e la modalità della morte con un suicidio, in questo caso:

    1- la prima cosa che avrebbero dovuto appurare/dovrebbero appurare gli investigatori, è:
    - se la ragazza in quei giorni avesse dato segno tale di paura da spingerla a comprarsi un coltello da cucina, per uso di difesa personale;
    - se avesse fatto partecipe delle sue dirette ed immediate paure, qualcuno dei coinquilini o dei vicini;
    - e soprattutto scoprire se dette paure erano già preesistenti o nate in loco;

    2- se dette paure non furono/non sono riscontrate (e meno che meno a partire da Firenze), a maggior ragione (ma vale anche in caso di riscontro) la cerchia prima dove gli investigatori avrebbero dovuto/dovrebbero puntare le attenzioni è su:
    - chi condivideva l'alloggio in quei giorni la ragazza;
    - chi poteva avervi comodo accesso;
    - chi poteva avere copia della chiavi dell'appartamento affittato;
    - chi abitava in quel palazzo.


    Come si vede:
    solo nel caso di acquisto del coltello per autodifesa (ossia portarselo appresso anche mentre si va a lavare i panni e farselo sottrarre da un ipotetico aggressore, ma senza che sul corpo poi risultino segni di lotta e difesa) previa paura di una aggressione nei propri confronti già da quel della vita in Toscana (ma allora perchè non comprarsi un coltello già lì?) diventa possibile abbozzare l'idea di un ipotetico (ma privo di riscontri) collegamento col mostro di Firenze.
    In tutti gli altri casi, oltre alla mancanza oggettiva di riscontri, nemmeno vi è nesso logico causale per poter ipotizzare un collegamento con le tristi vicende della calibro 22.

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  11. Chiaramente, poiche' l'evento venne classificato come suicidio, il suo contesto non venne ricostruito (ascolto testimoni; ricognizione dei contatti avuti dalla ragazza e dei suoi spostamenti nei giorni precedenti; elenco e individuazione delle presenze nel residence). Ed e' perduto per sempre. Certo che l'evento fa specie per il tipo di ferite e per il fatto che si trattava di una persona estranea all'ambiente e sola in casa con una persona anziana il giorno della morte. Difficile qui ricorrere al rasoio di Occam, ma almeno vorrei notare che cercare un legame fra questa ragazza e una persona vicina alla comunita' sarda, appartenete ad una diversa generazione e all'apparenza con la fedina penale pulita mi pare un po' azzardato. Ci furono altri esempi di episodi violenti negli anni precedenti e seguenti nell'area che coinvolsero turisti (turisti di un certo tipo, pero': di livello sociale basso/medio-basso, che non sceglievano i quasi impenetrabili e costosi villaggi vacanze della zona, oggi noti come "resort")? Se la risposta e' no, forse il caso resta di un certo interesse. Ricordo che, almeno una quindicina d'anni fa, il prof. Bruno era fermamente convinto del fatto che il caso Ciabani fosse (a) un delitto senza dubbio e che (b) avesse attinenza con i misfatti del mdf, anche se e' possibile che egli stesso fosse suggestionato dall'idea di una frequentazione fra Cambi e Ciabani nel formulare la sua ipotesi. Tuttavia, nemmeno mi risulta (sbaglio?) che si sia mai annoverato nessun altro caso in quegli anni che abbia suscitato il sospetto di un possibile "omicidio in trasferta" del mdf. Evito di dilungarmi nell'idea che posso essermi fatta dell'evento, se non altro perche', ancor piu' che nel caso dei delitti di coppia, la possibilita' di fare luce sulla morte di Elisabetta Ciabani mi sembra definitivamente tramontata.

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  12. Oltre non si trovino documentazioni a riguardo, c'è la sensazione che De Stefano faccia un po confusione.
    1) Un'alfa rossa di un uomo dai capelli rossicci (assente in diverse testimonianze, tranne una che dichiarava una Talbot )
    2) Giampiero Vigilanti non ha i capelli rossicci.

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  13. Ma una che si vuole suicidare va in una lavanderia comune con un secchio ed un coltello? Ma viste le foto del corpo? Il suicidio neanche sotto cocaina è possibile in quel modo....mah....

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