venerdì 11 agosto 2017

la fortuna del Mostro a Baccaiano

Appunto n. 4

Tra le tante ricostruzioni di quel Sabato 19 Giugno 1982, recentemente si è aggiunta quella che porta la firma di Antonio Segnini (trovate il link in fondo all'appunto, vi invito a leggerla prima di proseguire).
In particolare mi interessa la possibilità che il colpo decisivo a Mainardi sia stato sparato dopo il passaggio dei testimoni, come se il Mostro fosse rimasto nascosto nell'ombra, terrorizzato che il ragazzo potesse ancora salvarsi e parlare.
Prima però ripercorriamo le azioni dei testimoni come emerso a Processo.
In direzione Montespertoli sta transitando l'auto con a bordo Francesco Carletti (classe 62), Rossana Campatelli e Monica Del Mastio la quale sta prendendo lezioni di guida.
Il gruppo supera la 127 di Paolo Mainardi e Antonella Migliorini che risulta ancora

"parcheggiata sulla destra, in senso perpendicolare rispetto all'asse stradale, appena fuori dalla carreggiata. La parte posteriore era quella prossima alla strada, la parte anteriore era invece rivolta verso la campagna. Ho notato distintamente la luce interna accesa, dietro i vetri alquanto appannati."

Intanto Adriano Poggiarelli (classe 54) sta guidando l'auto dell'amico Stefano Calamandrei (classe 58, ai tempi ragazzo di Rossana) in direzione San Casciano - Firenze.
I due si stanno recando al bar di Baccaiano per recuperare un documento che Stefano aveva lasciato presso l'esercizio di Mario di Lorenzo (classe 42).
Le due auto si incrociano proseguendo nelle rispettive direzioni, quella di Carletti ha i fari alti.
Il Mostro agisce in questo brevissimo lasso di tempo, studi approfonditi in merito sono stati svolti da Francesco Cappelletti e si parla di una manciata di secondi, forse un paio di minuti (li potete trovare nel libro "Al Di Là Di Ogni Ragionevole Dubbio").
Adriano e Stefano notano la 127 ma a questo punto è già nella cunetta e a fari spenti. Decidono di non fermarsi pensando a un'incidente già avvenuto da tempo.
Arrivano al bar ma trovano chiuso, quindi tornano indietro per la curiosità di Poggiarelli che voleva capire cosa fosse accaduto. Scendono dall'auto e mentre studiano la scena, sopraggiunge l'auto di una coppia.
Sono Graziano Marini e Concetta Bartalesi, ragazza che conoscono sia Poggiarelli che Calamandrei.
La coppia nota che c'è un foro di proiettile e racconta di aver sentito degli spari in precedenza.
E' il panico.
Poggiarelli tenta di aprire la portiera dal lato passeggero ma non ci riesce.
Racconterà agli inquirenti:

"La sensazione fu quella di vedere qualcosa all'interno di quella macchina che si muoveva. La sensazione è che respirava, che fosse vivo."

E il Calamandrei:

"Il ragazzo respirava ancora. Io non sono ben sicuro, ricordo in questo modo."

E ancora, ha visto macchie di sangue?

"No, visto il foro ci prese un po' di paura a tutti e da lì..."

Decidono di dividersi i compiti: nessuno rimane sul posto.
I due amici si precipitano a Montespertoli dai Carabinieri (quattro chilometri) e riescono a trovare il Maresciallo in pizzeria.
La coppia Marini - Bartalesi invece vola al bar per chiamare l'ambulanza e trovano Mario Di Lorenzo che ha appena chiuso il suo ristorante.
Di Lorenzo:

"si avvertì sia la Misericordia e sia i Carabinieri. A quel punto si parte, perché questi ragazzi erano tutti impauriti. Io parto e vo insieme a loro. Si arriva là, mentre noi si arriva, in quel momento, arriva giù l'autoambulanza.  E dietro, poi, c'era i Carabinieri."

Ancora Di Lorenzo:

"Dietro, fra i seggiolini, si sentiva qualcosa, che si lamentava, però appena. Poi arrivò la Misericordia."

Poggiarelli cita anche un furgone con a bordo dei suoi amici di Poppiano: Fabio Tempestini e Luca e Giovanni Sieni.
Nino Filastò sottolineò quanto sarebbe stato importante ascoltarli tutti.

A prestare soccorso quella drammatica notte, l'unico adulto fu l'autista dell'ambulanza Lorenzo Allegranti, gli altri erano tre ragazzi molto giovani, alla loro prima uscita ufficiale.

Se i passanti non si fossero divisi i compiti, dato che Di Lorenzo poteva agevolmente occuparsi di chiamare sia la Misericordia che i Carabinieri (e dal dibattimento in effetti sembra averlo fatto!), la permanenza dei due ragazzi sul posto forse avrebbe impedito il colpo che forse ha mandato in coma Mainardi?
Se la ricostruzione è esatta, il Mostro aveva un ultimo colpo in canna e i due avevano 28 e 24 anni, non più dei ragazzini e soprattutto non erano bloccati all'interno di un abitacolo.
Stiamo parlando di un vigliacco che colpisce solo quando le vittime sono più distratte, indifese, quindi impreparate, non si aspettano l'aggressione.
Forse il Mostro in quel caso avrebbe desistito? Meglio un'indicazione più o meno utile da parte di un Mainardi ferito che rischiare di essere ferito egli stesso in una colluttazione. O essere visto in volto. O addirittura fermato.
Ma chi può garantirci che non avesse altre munizioni? O che, in preda al panico, non avrebbe comunque tentato di allontanarli minacciandoli con l'arma da taglio? E se avesse avuto davvero un complice?
La storia del Mostro è piena di "forse" e le dinamiche di Baccaiano ne sono l'esempio massimo.
Alla fine anche quella notte lo sconosciuto assassino è riuscito a scamparla, nonostante tutti gli ostacoli incontrati.

FONTI:
19 Dicembre 1997 (audio)
10 Marzo 1998 (audio)
Antonio Segnini (ricostruzione)


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