TELEFONO
Vicchio, 29 Luglio 1984.
Ore 21:05
Pia Rontini, 18 anni, esce di casa e si reca dal fidanzato Claudio Stefanacci, 22 anni.
Ore 21:15 circa
I due ragazzi escono a fare un giro in macchina.
Ore 21:45
Due testimoni, da posizioni differenti, sentono 3 colpi di arma da fuoco succeduti da altri 2 colpi, provenienti dalla Boschetta.
RELAZIONE DI SERVIZIO
Io sottoscritto Carabiniere MESSINA Francesco, appartenente alla Stazione di Borgo S.Lorenzo, addetto al Nucleo Operativo, in data 29-7-1984, ero stato comandato di servizio alla Centrale Operativa, con turno 20-24 e 00-08.
Durante tale turno di servizio, ho ricevuto le sottoelencate richieste di intervento:
-ore 00,45,
informato telefonicamente, da voce femminile che si qualificava per la signora Stefanacci di Vicchio, che il proprio figlio Claudio, stranamente, ancora non aveva rincasato ed era in compagnia della fidanzata RONTINI Pia;
-ore 03,45,
informato da telefonata anonima del seguente tenore:
"VENITE SUBITO A VICCHIO, LOCALITA' BOSCHETTA, SI SONO TROVATI DUE RAGAZZI MORTI" (fine della telefonata)
-la voce dell'interlocutore era stravolta e affannata-;
-ore 04,28,
informato telefonicamente da persona qualificatasi per il sig. FARINI, titolare del panificio Sagginale, che nell'omonima frazione si era verificato un incidente stradale senza feriti, nel quale erano coinvolti un autotreno ed un furgone.
-inviata un'autoradio con equipaggio composto dai C.ri MAUGERI Pietro e RICCI Giovanni, giunta sul posto comunicava che non aveva trovato alcun incidente- Lo sconosciuto interlocutore si esprimeva con accento toscano e dimostrava un'età non giovanile-
Borgo S.Lorenzo, lì 7-8-1984
C/re MESSINA Francesco
E' lecito pensare che la telefonata delle 3 e 45 sia stata effettuata da uno dei ragazzi che si era impegnato nelle ricerche della coppia.
Anticipa di pochi minuti un'altra telefonata, stavolta ai carabinieri di Pontassieve, ai quali viene comunicata la stessa triste scoperta.
Direi giusto il tempo di tornare alle rispettive abitazioni o trovare una cabina telefonica.
Quindi i corpi di Pia e Claudio sono stati trovati prima delle 3 e 45.
Ore 04:10
Arriva sul posto il maresciallo Polito di Vicchio.
Ore 04:20
Arriva sul posto il comandante Sticchi di Pontassieve.
Ore 05:00 circa
Arriva sul posto il magistrato Canessa.
La telefonata delle 4 e 28 però è diversa da tutte le altre. Molto diversa.
Chi l'ha fatta non era il testimone involontario di un incidente automobilistico ed è difficile ritenerlo un mitomane, vediamo perché analizziamo tutte le informazioni che l'anonimo interlocutore lascia - volontariamente - ai carabinieri di Borgo.
- uomo
- toscano
- non giovane
- signor Farini
- panificio
- frazione Sagginale
- incidente con autotreno
- no feriti
Il signor Farini fa pensare a un triste gioco di parole con il mestiere che dice di praticare.
Non è così. O meglio, lo è, ma solo in parte (lo capirete dopo aver letto l'analisi del fumetto).
Da sei mesi, precisamente dal 26 gennaio 1984, in galera con l'accusa di essere il "mostro di Firenze" c'è un certo Piero Mucciarini.
Non è il solo, a dire il vero, ma in questo contesto spicca rispetto agli altri nomi noti perché fa proprio il fornaio.
E nonostante l'omicidio di Vicchio, resterà in carcere altri due mesi, fino al 2 Ottobre 1984.
Mucciarini abita e lavora a Scandicci e per muoversi può contare solo sulla bicicletta, non avendo mai conseguito la patente di guida.
E il vero mostro colpisce a Vicchio, dalla parte opposta di Firenze, lontano da Scandicci, lontano dal fornaio che in quel momento è in galera accusato di essere l'autore dei delitti.
A 60 chilometri di distanza. Sia chiaro a tutti che il mostro, quello vero, può colpire ovunque nella provincia fiorentina, da una parte e dall'altra!
Ci viene poi indicata la frazione Sagginale, dove le attività commerciali attualmente sono soltanto tre: due trattorie e una pelletteria. Tenetela a mente. Nota bene: purtroppo non ho ancora scoperto se questa pelletteria esisteva già nel 1984. Sarebbe un bel colpo in "ottica fumetto".
Comunque, da Borgo se si prende la Sagginalese si arriva fino alla Boschetta. Potrebbe essere un'indicazione per le ricerche, "andate in quella direzione".
Ma, ipotizzando questo, significa forse che il mostro alle 4 e 28 non sa ancora che i ragazzi sono stati ritrovati?
Sono trascorse 6 ore dal duplice omicidio.
Dal ritrovamento dei corpi 45 minuti.
Di ipotesi se ne possono fare innumerevoli. Il mostro che assiste alle ricerche e poi fugge a casa quando imboccano la direzione giusta, impiegando quei minuti per tornare a... Scandicci? Il mostro che addirittura partecipa alle ricerche in prima persona e rimane lì fino all'arrivo del comandante Sticchi e prima di incrociare Canessa, per poi tornare a casa a fare la simpatica telefonata. Un'analisi approfondita la trovate nel libro di Valerio Scrivo, che consiglio. Ne aggiungo una mia: rimane nascosto dall'altra parte della Sieve (quattro metri che si attraversano senza bagnarsi le scarpe, d'estate) e osserva tutte le operazioni con un binocolo.
Oppure più semplicemente l'anonimo non c'entra niente con la vicenda e questo appunto non ha senso (probabile, probabilissimo).
Infine, la telefonata si chiude rassicurando che no, non ci sono feriti.
Dice il vero, non sono feriti, sono morti.
Non c'è nessuno da soccorrere. Nessuno da salvare. Nessuno che può ancora parlare.
Questa voglia di giocare con gli inquirenti avrà il suo culmine nel delitto successivo, l'ultimo del mostro.
FUMETTI
Basta la prima tavola per capire che questo giornaletto può interessarci:
"Una sera, sulle colline nei dintorni di Firenze..."
E' chiaro che la storia che leggeremo prende spunto dai fatti di cronaca della provincia fiorentina.
E' meno chiaro se la storia a fumetti a sua volta diventerà fonte di ispirazione per l'autore materiale degli omicidi di cui ci occupiamo o per sedicenti burloni armati solo di cornetta a marchio Sip.
Il fumetto in questione, nel tipico formato "alla Alan Ford" ma dai contenuti ben più violenti, è il numero 3 della collana "Attualità Gialla", pubblicato nel Gennaio 1982 dalla "Edifumetto" di Milano, la nota casa editrice "dello squalo", così come la chiamavamo da ragazzi.
All'interno vi sono tre storie, quella che ci interessa maggiormente è la prima che dà anche il titolo al volumetto:
"L'ASSASSINO DEL BISTURI
Chi è il misterioso mostro che uccide con il bisturi e asporta il pube alle ragazze?"
Purtroppo non ci è dato sapere chi ha scritto la storia né chi l'ha disegnata, perché in questo genere di pubblicazioni gli artisti preferivano non comparire per motivi professionali.
Ma cerchiamo di inquadrarla cronologicamente.
Fino al Gennaio 1982 il mostro era ritenuto colpevole dei seguenti duplici omicidi:
- 14 settembre 1974, Rabatta (Borgo San Lorenzo), vittime Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini, primo utilizzo dell'arma bianca per infierire su entrambi i corpi, successivamente si accanisce sul corpo della ragazza con quasi cento coltellate, atto finale del tralcio di vite nella vagina, nessuna traccia di sangue sul tralcio
- 6 giugno 1981, Mosciano di Scandicci, vittime Giovanni Foggi e Carmela De Nuccio, asportazione del pube
- 22 ottobre 1981, Le Bartoline (Travalle di Calenzano, Prato), vittime Stefano Baldi e Susanna Cambi, asportazione del pube, ferite al seno sinistro
Gli autori del fumetto quindi, traggono spunto da questi tre fatti di cronaca per delineare il loro assassino. Il collegamento col '68 infatti arriverà solo dopo Baccaiano, nell'estate del 1982.
Considerati i tempi necessari alla realizzazione della storia, dei disegni e infine alla pubblicazione, è probabile che gli autori si siano messi al lavoro subito dopo il duplice omicidio delle Bartoline, cavalcando l'onda dello sgomento mediatico.
Quando irrompe nelle edicole il giornaletto, per chi scrive, il vero mostro sta ancora mettendo a fuoco la sua fantasia infernale.
Ha iniziato a interagire con la vittima femminile nel '74, ha compiuto l'asportazione del pube nell'estate dell'81, si è ripetuto in autunno aggiungendo un interessamento per il seno sinistro.
"E' pieno di guardoni!"
"Ma la polizia non fa niente?"
"La polizia ha ben altro a cui pensare."
"Ogni tanto ne beccano uno ma dopo qualche giorno lo fanno uscire... sono troppi!"
Nel fumetto, una giovane coppia si apparta in auto ad amoreggiare, in una piazzola piena di guardoni che litigano e addirittura pagano per i posti migliori.
A pagina 11, iniziamo a fare la conoscenza di due di questi "indiani":
Angelo Farini, professione tagliatore di pelle, è sposato e padre di famiglia, ma non sa che sua moglie ha già capito quali sono le sue attività notturne.
Alberto Rosa è l'amico con cui condivide questa passione, per loro ormai da anni irrinunciabile.
E' di nuovo sera e i due partono in cerca di una piazzola favorevole, sempre nella provincia fiorentina.
"Non vedo l'ora di sposarti... Sono stufa di far l'amore in macchina!"
"E' questione di poco, ormai: mancano solo due mesi..."
La seconda coppia che compare nel fumetto è chiaramente ispirata a Foggi e De Nuccio, i ragazzi infatti avevano programmato il matrimonio.
Alberto Rosa, ritenendosi soddisfatto dallo spettacolo inconsapevolmente offerto da "Sandro e Francesca" nella loro auto, se ne va a bere lasciando unico spettatore il Farini.
Pochi istanti prima di aver terminato l'amplesso, i due giovani vengono aggrediti da un uomo mascherato, armato di rivoltella, che li uccide.
Il signor Farini è impietrito, nascosto tra i cespugli, impossibilitato a scappare perché ciò significherebbe farsi scoprire dall'assassino.
Il mostro intanto trascina fuori dall'auto Francesca e la spoglia.
Quindi infierisce con una lama su entrambi i ragazzi e poi passa ad asportare i seni e il pube alla ragazza.
"...e il mostro omicida si impadronisce del macabro trofeo!"
"Magnifico!"
Tutto ciò è reso graficamente in modo esplicito nelle tavole del fumetto.
Il vero mostro non ha ancora asportato il seno alle sue vittime, nel fumetto lo fa già. Entrambi i seni.
Farini si sente male, vomita, è disgustato da ciò che ha visto.
Finalmente può scappare e raggiungere l'amico Rosa che lo attende in auto, entrambi bevono un goccio mentre Farini si confida.
"Ah, erano spari? Li ho scambiati per petardi..."
I cadaveri vengono scoperti da un contadino la mattina seguente. La polizia ritiene che l'autore possa essere un chirurgo, un macellaio o un infermiere. Si concentrano sui guardoni, ritenendo che il mostro si annidi tra loro.
Farini è conosciuto come guardone, quindi concorda con Rosa di riferire di essere sempre rimasti insieme (in realtà sappiamo che non è così).
La polizia non lo ritiene l'autore materiale del delitto, ma lo sbatte comunque in galera sperando che ciò lo porti a confessare quanto a sua conoscenza.
Il suo nome finisce in prima pagina.
Lo stesso giorno, Rosa riceve una telefonata dal mostro che lo minaccia:
"Così hai intenzione di scagionare il tuo amico, eh? Ti avverto. Se ti azzardi a dire che la sera del delitto Farini era con te, puoi ordinare la bara! Farai la fine di quei due sulle colline di Firenze!"
Frasi ad effetto, forse già sentite da chi ha seguito la vicenda processuale anche dopo la condanna dei Compagni di Merende.
Rosa cede alla minaccia, sconfessa l'alibi dell'amico che si ritrova quindi condannato per falsa testimonianza e sospettato come mostro.
"Il fatto che lei sia tagliatore di pelle lascia supporre che sappia maneggiare molto bene il coltello... e magari anche il bisturi!"
Nella sua cella, Farini si lascia andare ad una riflessione tanto tremenda quanto razionale:
"Se sto zitto, l'assassino si sentirà al sicuro e ucciderà ancora... E sarò scagionato!"
Vediamo quindi che il testimone dell'omicidio, non ha alcun bisogno di interloquire direttamente con il mostro per sapere come procedere.
Basta tacere e tutto si risolverà - per lui - in modo naturale, evitando ritorsioni contro la sua famiglia (sposato e padre di famiglia).
I contatti diretti, il mostro li ha voluti solo con Rosa, che non è testimone, ma che potrebbe fornire l'alibi e scagionare Farini.
Il mostro vuole Farini in galera finché gli farà comodo, ha in pugno la situazione.
Nella realtà, Enzo Spalletti la sera del delitto del 6 Giugno 1981 stava facendo il guardone assieme all'amico Fosco Fabbri, che poi lo aveva lasciato da solo. La citazione nel fumetto è palese. Anche la telefonata che intima a non far niente. E il fatto che Spalletti resterà in carcere finché non avviene il duplice omicidio delle Bartoline.
"Trascorrono alcuni mesi. Una sera..."
Siamo alla terza coppia di giovani appartati in auto, in una piazzola sulle colline toscane, si chiamano Mario e Stefania.
Effettivamente sono trascorsi alcuni mesi, tra il giugno e l'ottobre del 1981. Il mostro è pronto a colpire di nuovo.
La coppia è consapevole dell'esistenza del mostro ma si sentono al sicuro, perché ufficialmente è dietro le sbarre.
Il punto è proprio questo: finché gli inquirenti sbattono in galera qualcuno additandolo come autore dei delitti, "lui" troverà sempre delle coppiette appartate e potrà proseguire la sua delirante caccia.
Sono in molti a ritenere che gli omicidi venivano commessi di volta in volta per far uscire di galera qualcuno.
Come se non esistesse alcuna fantasia maniacale dietro il mostro di Firenze ma solo la necessità di scarcerare sardi e guardoni.
Non sono d'accordo.
Ma torniamo alla finzione. Il maniaco li sorprende durante l'amplesso, spara, ma non li uccide. Li trascina entrambi fuori dall'auto, anche il Baldi e la Cambi vennero trascinati fuori. Ormai è chiaro che è la notte del 22 Ottobre 1981 anche nel fumetto.
Poi viene ripetuto il "macabro rituale" così come già visto poche pagine addietro.
"A questi ragazzi sono stati inferti oltre cento colpi di bisturi!"
"Dunque il mostro è ancora in circolazione!"
A questo punto gli autori mescolano le carte inserendoci anche le coltellate subìte dalla Pettini nel '74.
A differenza della realtà, si procede spediti verso la conclusione.
"Le incisioni sono state praticate con abilità professionale da una mano esperta."
Farini esce finalmente di galera e ritrova l'amico Alberto Rosa che si scusa per l'alibi mancato e racconta della minaccia subìta.
Intanto gli psicologi interpellati concordano che il maniaco è un individuo frustrato e impotente che placa la sua "felice follia" col sangue delle vittime, forse un chirurgo impazzito. Un tiratore scelto, poche pallottole e tutte a segno. Forse addirittura mangia i feticci.
Vengono sguinzagliati agenti in borghese nel giro dei guardoni.
Dopo alcuni mesi di appostamenti infruttuosi, due finti guardoni sentono degli spari. Viene allertata la centrale.
E' il mostro, ha aggredito un'altra coppia di giovani. L'uomo giace esanime all'esterno dell'auto. Ora il maniaco sta trascinando fuori anche la donna.
Le asporta il pube mentre è ancora viva, ma viene interrotto da alcuni rumori. Sono arrivati gli agenti.
Scappa verso la provinciale a bordo di un'Alfa 2000 di colore blu, inseguito dalle volanti della polizia.
Dal sito Insufficienza Di Prove:
"Il 15 agosto 1982, gli agenti della squadra mobile si recarono nei pressi di Firenzuola, sull'Appennino tosco emiliano, presso il podere Ca' Burraccia, dove nell'abitazione di Giovanni Calamosca arrestarono Francesco Vinci".
Dal sito Insufficienza Di Prove:
"Il 15 agosto 1982, gli agenti della squadra mobile si recarono nei pressi di Firenzuola, sull'Appennino tosco emiliano, presso il podere Ca' Burraccia, dove nell'abitazione di Giovanni Calamosca arrestarono Francesco Vinci".
Prosegue l'inseguimento sulle tavole del fumetto:
"Si sta dirigendo sugli Appennini!"
"Si sta dirigendo sugli Appennini!"
Improvvisamente, dietro una curva sopraggiunge un autocarro.
L'auto del mostro sbanda e finisce in un dirupo, esplodendo.
Il corpo è completamente carbonizzato, l'auto risulta rubata. Non sapremo mai chi era il mostro.
Del fumetto.
"Un mese più tardi, nei dintorni di Prato..."
Un'altra coppia.
Asportazione di entrambi i seni e del pube.
"Il maniaco del bisturi è davvero morto?
Oppure ha trovato un discepolo?"
Fine.
ciao.se uno ti volesse contattare, a che indirizzo ti trova? grazie
RispondiEliminaCiao, puoi rispondere qua sopra col tuo indirizzo tanto i commenti li ho bloccati e nessuno lo vedrà. Poi ti riscrivo subito.
EliminaPiù tragica la realtà del fumetto
RispondiEliminaA mio avviso l'ambiente lavorativo concernente la concia delle pelli e attività affini fu sfortunatamente sottovalutato dagli inquirenti come possibile contesto d'opportunità di questo serial killer (non sto però dicendo che il cdm fosse un conciatore o artigiano del pellame!).
RispondiEliminaA mio avviso l'ambiente della lavorazione del pellame e affini fu malauguratamente trascurato dagli inquirenti come possibile contesto d'occasione di questo serial killer (non sto però sostenendo che il cdm fosse un conciatore o artigiano delle pelli).
RispondiEliminaGli autori " fumettisti" sono proprio del tutto sconosciuti ? Cioe' hanno tenuto il loro anonimato solo ed esclusivamente nell ambito lavorativo o il loro anonimato li ha tenuti celati anche alle indagini.. nell europa dell est nn ricordo con esattezza ci fu un caso dove un giornalista riusciva sempre ad arrivare per primo sui delitti e a fare ottimi servizi, fino al giorno in cui uno dei suoi pezzi riportava dettagli nn svelati dagli inquirenti .. solo una persona poteva saperli.
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